
Cronaca / Cantù - Mariano
Mercoledì 30 Luglio 2025
Addio a padre e figlio, uniti sino alla fine
Cabiate Paolo Bravi è morto domenica a 49 anni per un malore improvviso, Sergio Bravi lo ha seguito poche ore dopo
Cabiate
Padre e figlio sono morti a distanza di poche ore uno dall’altro e saranno uniti nell’ultimo saluto, che si terrà domani pomeriggio alle 14.30 nella parrocchiale di Santa Maria Nascente a Cabiate (preceduto alle 14 dalla recita del rosario).
Domenica, per un malore improvviso mentre era in casa, è mancato a soli 49 anni Paolo; ieri dopo una lunga malattia se n’è andato a 85 anni Sergio. Un doppio lutto che ha colpito la comunità cabiatese, con la famiglia Bravi, molto conosciuta a Cabiate, anche per le numerose e molto apprezzate attività di volontariato con la parrocchia. Paolo, nonostante la giovane età, ha lasciato un segno indelebile nella vita del paese, in particolare nei giovani.
Il cordoglio
Per tre anni, dal 2015 al 2018, è stato direttore a tempo pieno dell’Oratorio e la sua attività è stata molto apprezzata, soprattutto dai giovani che sono stati conquistati dalla sua fede, vissuta a contatto con il mondo e nel modo più sereno possibile. Ma anche dal suo modo di essere, sempre solare e sempre sorridente, anche nei momenti più difficili. Ancora oggi, a distanza di anni, riceveva gli apprezzamenti per quei tre anni di guida, dai tanti giovani che avevano avuto modo di conoscerlo. Paolo si è sempre impegnato al massimo, nelle diverse attività alle quali ha partecipato.
Amante del teatro è stato uno dei punti di forza del gruppo “Prisma” del quale faceva parte anche la sorella maggiore, Rosalina, scomparsa a fine dicembre 2019 all’età di 53 anni, dopo aver lottato per due anni, contro un tumore. Una morte che papà Sergio, mamma Maria Pia e i fratelli Paolo, Emanuele e Renata, avevano accettato, sostenuti da una grandissima fede.
Paolo aveva anche una grande fiducia nel prossimo. Quante volte, raccontano i fratelli, ha convinto dei ragazzi difficili, trovati agli angoli delle strade, ad andare con lui in una chiesa a pregare, per provare a cambiare vita. Una “missionarietà” moderna, con il sorriso sulle labbra, lasciandolo la massima libertà ma convincente perché sostenuta da una fede certa e senza cedimenti. Eppure la vita non è stata semplice con lui. Gli ha consegnato un fardello (alcune volte pesante) di problemi fisici che però lui sosteneva con grandissima serenità.
I ricordi
E con quel sorriso che non mancava mai, in nessuna occasione, a “scacciare le nuvole”. Soprattutto quando aveva la possibilità di andare a Medugorje, con i pellegrinaggi che organizzava, con una grande carica di entusiasmo. L’amministrazione comunale ha espresso «profondo cordoglio, unendosi allo sconcerto della comunità per la prematura scomparsa del caro Paolo, sicura guida per tanti dei nostri bambini e ragazzi e del papà Sergio». Tantissimi i commenti.
«La vita non ti ha scontato nulla, fin da piccolo. Ora sei con tua sorella Rosy e insieme sarete i custodi della vostra famiglia», il pensiero di Anna Ronzoni Zoia. «Un ragazzo d’altri tempi: questo mondo non era per te. È stato un onore crescere assieme. Il cielo è il posto migliore per te», ha scritto l’amico Giuseppe Orsi.
Anche Sergio Bravi ha dato molto alla parrocchia. Cresciuto senza conoscere il destino del padre, uno dei tanti dispersi in guerra nella campagna di Russia, ha avuto la possibilità di conoscere don Carlo Gnocchi. Non era un mutilatino ma venne accolto nella villa Borletti, dal cappellano nella ritirata dalla Russia. Quegli anni sono stati importanti per la crescita di una fede che è sempre stata presente, anche nei momenti più bui. Come quello della perdita della primogenita Rosalina, a soli 53 dopo una lunga malattia. La stessa della moglie Maria Pia, che negli ultimi anni lo ha seguito, con un amore ancor più grande. Impegnato in parrocchia, da sempre, ha ricoperto diversi incarichi, con grande umiltà e tanta precisione. La sua presenza, discreta ma precisa, è stata una costante per tantissimi anni, apprezzata da tutti i parroci che si sono succeduti a partire da don Luigi Oldani, arrivando all’attuale don Giovanni Piazza.
Sergio non ha mai avuto una parola sopra le righe, non ha mai fatto un commento fuori posto. L’unica licenza era quella di una battuta, pronta, sagace e adatta alle circostanze. Una battuta che, nell’apparente leggerezza, racchiudeva tante verità. Negli ultimi anni si è adoperato ancor di più, soprattutto in occasione dei 100 anni della Fondazione Borletti o delle cerimonie di consegna delle reliquie di don Gnocchi, per trovare e poi radunare, il maggior numero possibile di ex allievi. Proponeva e organizzava riunioni, dove il vero e unico protagonista era il prete dei mutilatini. La vita gli ha risparmiato un ultimo grande dolore, dopo quello della perdita di Rosalina. Quando è mancato Paolo, era ricoverato all’hospice dell’ospedale di Giussano. Domani però saranno fianco a fianco nella parrocchiale per un ultimo, straziante saluto.
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