Addio a Giorgia Passafini: ha donato gli organi salvando dieci vite. Per la figlia di un anno una lettera: «Forse non ti ricorderai di me, ma io mi ricordo di te»

MirabelloDon Luigi Pastrello ha sottolineato la scelta generosa di offrire gli organi e ha rivolto ai presenti l’appello a raccogliere l’eredità di altruismo che lascia: «È un esempio da guardare, per tutti»

L’appello è a raccogliere l’eredità di altruismo che lascia, «donando parte di sé stessa agli altri». Don Luigi Pastrello così si è rivolto a una chiesa gremita per dare l’ultimo saluto a Giorgia Passafini, la giovane mamma vinta a 31 anni dalle complicanze di un intervento di rimozione di un neurinoma al cavo uditivo, ossia un tumore benigno alla testa.

Ieri pomeriggio, infatti, centinaia di persone hanno stretto in un abbraccio il compagno Carlo, sotto le arcate della parrocchia dedicata ai “Santi Martiri Greci” nella frazione di Mirabello di Cantù.

Le parole ai familiari

Proprio ai suoi familiari ha rivolto la parola il prete, arrivato dal centro Don Orione di Bergamo, ricordando come «la vita di Giorgia sia stata una testimonianza di fede segnata nella quotidianità», come nella scelta di donare gli organi, salvando dieci vite, lasciando a chi rimane «un esempio da guardare». L’invito è quindi di trovare conforto, «nella parola di Dio chiedendo al Signore di restare con noi perché si fa sera - ha aggiunto - promettendo alla mamma di non fare mai mancare niente alla sua bambina».

«Forse non mi ricorderai, ma...»

I pensieri sono andati all’unica assente alla cerimonia, Sophie, nata dall’amore di Giorgia e Carlo tredici mesi fa. A lei sono andate le parole d’amore non solo della comunità, ma anche della sua stessa mamma, che le ha dedicato una lettera per parlare alla bambina quando sarà ragazza.

«Forse non ti ricorderai di me, ma io mi ricordo di te» ha dato voce alle frasi di Giorgia, don Gianni Giarolo. «Mi ricordo di quando ti abbiamo atteso, di quando sono rimasta incinta e di quando sei nata, pesavi 3 chili e 190 grammi e io, quel giorno, ho capito la frase che l’amore si moltiplica».

A Sophie l’augurio di vivere nel segno della felicità, «io sarò al tuo fianco anche se non mi vedrai» si conclude la lettera che sintetizza l’amore della mamma per la figlia in due parole «ti amo».

Palpabile la commozione dei presenti che si è fatta pianto all’uscita del feretro di Giorgia, una bara tutta bianca, su cui per contrasto risaltavano le rose rosse.

E lontano si intravedevano anche i colori della squadra di pallavolo di Fecchio, la San Carlo che, ieri, le ha reso omaggio, portando il pallone in chiesa. Ad accoglierla sul sagrato esterno alla chiesa, non solo le ragazze che ha allenato, ma una folla di persone rimasta in silenzio perché è difficile trovare le parole per esprimere il dolore.

L’ultimo viaggio a Perticato

«Oggi si fa strada la domanda degli apostoli che si sono chiesti, mentre la barca faceva acqua da tutte le parti, Maestro ma non ti importa se noi moriamo?» ha aggiunto don Pastrello, invitando ad affidarsi al Signore anche se a volte fatichiamo a comprendere i suoi piani perché scritti con un linguaggio di cui non conosciamo l’alfabeto.

«Giorgia si è identificata nel grido dei discepoli perché avrebbe preferito superare lo scoglio, che per lei aveva il nome della malattia, invece, ora la consegniamo alle mani di Dio». A chiudere la cerimonia, l’ultimo viaggio di Giorgia verso il cimitero di Perticato di Mariano.

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