Affittava la casa alle prostitute cinesi. Condanna a due anni per la tenutaria

Mariano Comense Il Tribunale di Como sanziona per favoreggiamento una donna italiana di 48 anni. Tra i diversi alloggi individuati da un’indagine nazionale anche quello di via Monsignor Borroni

Mariano

Nell’appartamento di Mariano Comense, in via Monsignor Paolo Borroni, nei primi mesi del 2014 si svolgeva una attività di prostituzione portata avanti da ragazze in arrivo dalla Cina, con la compiacenza di chi aveva la disponibilità di quei locali. Con questa accusa, quella appunto di aver favorito il meretricio, una donna di Mariano Comense, Cristina Vittoria Mastrolia, 48 anni, è stata condannata ieri mattina a 2 anni di pena con 800 euro di multa.

Due assolti

Assolti invece «per non aver commesso il fatto» gli altri due imputati, Maddalena Coppola (77 anni) e Fabio Zamboni, 48 anni, tutti di Mariano. La pubblica accusa aveva invocato le stesse conclusioni cui poi è giunto il Collegio del Tribunale di Como con la lettura del dispositivo della sentenza. Non si conoscono ancora le motivazioni della decisione.

Il fascicolo arrivato ieri in aula nel palazzo di giustizia lariano è una parte di una indagine ben più ampia che aveva trattato anche ipotesi si associazione per delinquere finalizzata proprio al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione con ragazze fatte giungere apposta dalla Cina per vendere il proprio corpo.

Associazione che aveva messo in campo una organizzazione di alto livello, con apposite telefoniste che fissavano appuntamenti alle ragazze come si fa quando si deve prenotare una visita dal medico o dal dentista. Ricevevano le telefonate dei clienti, valutavano le agende e le disponibilità delle ragazze che avevano in catalogo in quel momento, poi smistavano i clienti nei diversi appartamenti sparsi in tutta Italia, dal Nord alla Sicilia, Mariano Comense compreso.

La difesa: «Nessuna volontarietà»

Secondo l’accusa formalizzata dalla Procura di Como, la quarantottenne brianzola avrebbe favorito la prostituzione nell’appartamento di via Monsignor Borroni dietro ad un compenso economico, soddisfacendo anche la logistica e le eventuali necessità delle prostitute compresa la riparazione di guasti che potevano presentarsi nella casa.

La difesa, con l’avvocato Fabrizio Maldini e il collega Tommaso Scanio (tra i difensori anche Cesare Capuzzo che ha assistito Zamboni), ha sostenuto davanti al Collegio di Como che Mastrolia non aveva messo a disposizione volontariamente l’appartamento in questione, che al contrario era stato affidato solo dopo una intermediazione con una agenzia immobiliare. Ed inoltre i legali hanno sostenuto l’inesistenza dell’aggravante della Legge Merlin relativa ad un fatto commesso ai danni di più prostitute, dato che in quell’appartamento c’era la prova eventuale della presenza di una sola donna cinese.

Una posizione che però non è bastata a convincere i giudici di Como in merito all’innocenza della quarantottenne di Mariano Comense condannata alla pena di due anni. Assolti invece, come detto, gli altri due imputati che erano finiti pure loro a processo con le stesse accuse rivolte alla Mastrolia

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