Al campetto di via Diaz chiodi e anche insulti, l’ex sindaco: «Pronto a denunciare»

Cantù Dopo l’allarme sui social interviene Bizzozero: «Sono finiti conficcati nelle scarpe, bucate pure gomme. Così non si può continuare. Farò esposto contro ignoti»

Un chiodo si è conficcato nella scarpa di un ragazzo. Un altro nella ruota di una bicicletta. E poi emergono anche insulti, anche razzisti, ai ragazzi che giocano a basket al campetto di via Diaz. Ci sarebbe stato persino uno spintone di un adulto a danno di un bambino. Tutto questo, da parte di un’esigua minoranza. Molto esigua. Qualcuno dice: un solo residente. Che persino gli altri vicini, favorevoli all’esistenza del campetto, utilizzato dai ragazzi semplicemente per fare due tiri al canestro, hanno provato a zittire. Claudio Bizzozero, ex sindaco, che a quel campetto, per una serie di ragioni, tiene in particolar modo, annuncia una denuncia contro ignoti: «Così non si può continuare».

Facile che qualcosa sia già arrivato all’orecchio dei Carabinieri di Cantù e del comando di polizia locale. E facile che atti del genere, che peraltro vedono coinvolti dei minori, vengano giudicati come particolarmente gravi. Lì, tra i colori dei graffiti, i ragazzi si ritrovano, si divertono a imitare le gesta degli atleti per cui fanno il tifo, quelli della Pallacanestro Cantù, ma anche i miti dell’Nba americano.

L’elenco degli episodi riferiti da alcuni ragazzi è allarmante. Più volte, i ragazzi hanno dovuto raccogliere i chiodi sparsi. E, soprattutto, devono subire le angherie di chi non tollera i loro momenti di sport. Assurdo, per Bizzozero. Che ha deciso di passare ai fatti con una denuncia contro ignoti. Saranno poi le autorità, a identificare chi prova a rovinare le giornate dei ragazzi con azioni o folli o criminali. «Presenterò denuncia per quanto sta accadendo - dice Bizzozero - Esprimo grande sorpresa, e anche molto dispiacere. Sulla base di quello che dicono i ragazzi, sono anche preoccupato per i toni razzisti che qualcuno ha utilizzato nei loro confronti. Ed esprimo tutto questo da ex sindaco che ha voluto fortemente che quel campetto fosse riportato all’uso che oggi se ne fa».

Con l’intitolazione voluta dall’allora giunta, nel 2015, alla giornalista del Tg3 Ilaria Alpi, uccisa nel 1994 a Mogadiscio, insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin. Targa commemorativa emblematica di un’alta rilevanza sociale. Che si unisce alla funzione, anch’essa sociale, che il campetto di via Diaz, sper la città, svolge da generazioni. «Mi è stato detto che qualcuno, in via Diaz, vi abita da poco tempo. Gli altri residenti sono cordiali e contenti che ci sia il campetto. Forse c’è chi, arrivato da poco, non conosce la storia della nostra città, e soprattutto di quel campo da basket, dove generazioni di canturini si sono formate giocando nel pomeriggio. In via Diaz, per molti anni i ragazzi delle superiori facevano educazione fisica, grazie alla presenza della vicina palestra. Io sono stato studente al liceo Fermi. E, oltre alle lezioni, giocavamo lì quasi tutti i pomeriggi. Se qualcuno non conosce la storia della nostra città, sappia che il campetto di via Diaz ne fa parte».

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