«Alzeremo il livello dei controlli. Cantù non può vivere nel terrore»

La città violenta Il sottosegretario agli Interni Nicola Molteni (Lega) annuncia contromosse dopo l’ultimo episodio: «Quel coltello non è solo contro un ragazzo, ma anche contro una comunità che non merita tutto questo»

Un altro accoltellamento - quello di venerdì sera al parco di via Colombo, a danno di un 19enne ferito all’addome in una tentata rapina a tre giovani - un altro episodio da Cantù violenta, per una città che otto anni fa aveva già dovuto subire le lotte tra i clan di ’ndrangheta e che adesso si ritrova la delinquenza giovanile, prima delle baby gang e ora di gruppi più ristretti, a firmare fatti di sangue. Tutto questo, in una città amministrata dal centrodestra, con la sicurezza spesso al centro dei discorsi, la città anche del sottosegretario agli Interni della Lega Nicola Molteni.

Molteni, ci sono genitori che chiedono ai loro figli di non uscire a Cantù la sera. Non c’è il rischio che una minoranza di giovani, con i loro atteggiamenti violenti, tenga sotto scacco un territorio?

«Procederemo con un rafforzamento ulteriore dei presidi sul territorio. Quel coltello, quella “lama”, come la chiamano loro, non è solo la “lama” contro un ragazzo, è anche la “lama” contro una città, contro una comunità che non merita di vivere nel terrore e nella paura. Non possiamo consentire che i nostri ragazzi alla sera, o non escano per timore di qualcuno, o escano con il timore di qualcuno. Non può diventare normale né giustificato da qualcuno che dei ragazzini se ne vadano in giro con un coltello. Quello è l’elemento che deve portare ad avere un atteggiamento di assoluta serietà. Ho parlato con alcuni papà dei ragazzi aggrediti».

Che cosa vi siete detti?

«Capisco la loro rabbia, comprensibile e legittima: mi metto nei loro panni di padre. Dobbiamo evitare che ci sia voglia di giustizia fai-da-te. Gli episodi insieme rischiano di produrre questo sentimento. Sono padri arrabbiati che non si rivedono nella società in cui sono cresciuti. Per fatti che avvengono a Cantù ma avvengono anche altrove».

Ma a Cantù, se parliamo della provincia di Como, sembra che ci siano stati più episodi.

«A Cantù c’è stata una vasta operazione di contrasto alle baby gang locali e delle operazioni molto importanti. Ovviamente quando ci sono fatti come questi serve una pronta risposta da parte delle autorità di sicurezza. Che c’è. Le risposte che abbiamo messo in campo con il decreto Caivano e Sicurezza vanno esattamente in quella direzione: danno strumenti in più perché atteggiamenti come questi, come le risse con il coltello, siano sanzionati in maniera dura. Per questo sto parlando di zero tolleranza».

Ma nel concreto cosa si farà a Cantù?

«Io sabato ero a Mariano, c’era il prefetto, il questore, il comandante dell’Arma. Ovviamente quando si verifica un fatto di cronaca, sia a Cantù che altrove, c’è sempre un’intensificazione dei controlli, soprattutto nei luoghi più sensibili: parchi, centri cittadini, le stazioni. Ovviamente su Cantù ci sarà un’ulteriore intensificazione. Bene la prevenzione, sicuramente serve l’educazione, il coinvolgimento delle reti sociali, ma credo che chi va in giro con un coltello a bucare l’addome degli altri ragazzi, sia un bandito, un criminale».

Le dicono che non può militarizzare Cantù.

«E io invece sì che metto in campo tutti gli uomini e le donne possibili in divisa. Poi ovvio che non possiamo avere un controllo casa per casa, questo è impossibile. Io oggi credo che Cantù sia molto ben controllata. Abbiamo la Compagnia dei Carabinieri che abbiamo rafforzato a pieno regime sugli organici. Ma dobbiamo alzare il livello di controllo. Gli atti di criminalità sono soprattutto legati a questa criminalità giovanile. Dico che quando verranno individuati, la sanzione dovrà essere dura e dovrà esserci una dura condanna da parte di tutta la comunità».

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