Cantù, indagine sui fallimenti immobiliari. Ferrari ha patteggiato cinque anni

Cantù L’ex assessore all’Ambiente era indagato per un presunto giro di reati fiscali e bancarotta. Per lui disposta anche l’interdizione dai pubblici uffici e l’impossibilità di amministrare aziende

Si è conclusa con un patteggiamento a cinque anni, con anche «l’interdizione dai pubblici uffici» e dagli «uffici direttivi delle persone giuridiche» con dunque l’impossibilità ad amministrare aziende per uno stesso periodo, la vicenda penale che mesi fa aveva travolto l’ex assessore della città di Cantù, Claudio Ferrari.

L’inchiesta

Quest’ultimo era stato indagato dalla procura di Como (pubblico ministero Antonia Pavan) nell’ambito di un maxi fascicolo portato avanti dalla Guardia di Finanza di Como (con il nucleo di polizia economico finanziaria) per un presunto giro di reati fiscali e bancarotte che aveva finito con il coinvolgere diversi personaggi di spicco e noti della città e del mondo politico, compreso (a vario titolo e con accuse non interamente sovrapponibili) l’altro ex assessore Giorgio Quintavalle che ha comunque scelto una via processuale diversa, decidendo di difendersi in pubblico dibattimento che è ancora in corso.

Ieri mattina Ferrari, che dopo un lungo periodo di detenzione in carcere è ora da qualche settimana in regime di obbligo di dimora a Cantù, è comparso davanti al giudice Cristiana Caruso (in funzione di gip). Il patteggiamento – che fa seguito ad un accordo che era stato raggiunto con la pubblica accusa – è stato ratificato in cinque anni. Ferrari è stato assistito dagli avvocati Davide Giudici e Paolo Santarelli che, raggiunti ieri dopo la lettura del dispositivo, hanno scelto di non commentare la vicenda. Dovranno ora essere lette e valutate le motivazioni, ma la sensazione è che comunque la difesa ricorrerà di fronte alla Cassazione. Il percorso di questo fascicolo penale, dunque, almeno per quanto riguarda Ferrari, potrebbe non essere concluso.

L’ex assessore, come detto, è arrivato all’udienza di ieri da scarcerato, dopo che i legali avevano chiesto i domiciliari. Il giudice – sempre la dottoressa Caruso – aveva concesso sì l’uscita dal Bassone ma con l’obbligo di dimora nel territorio del Comune di Cantù. Il pubblico ministero aveva dato comunque parere negativo.

I ricorsi respinti

Ferrari, occorre ricordare, in questo lungo lasso di tempo aveva battagliato con più istanze e ricorsi che erano stati respinti. Era invece stata accolta la ricusazione del giudice dell’udienza preliminare, che in origine era Carlo Cecchetti, proprio in seguito ad un ricorso presentato dagli avvocati Giudici e Santarelli di fronte alla Corte d’Appello di Milano. Un cambio che ha portato l’ex assessore canturino – ieri mattina – a comparire davanti al gip per definire il patteggiamento.

Il fascicolo di cui stiamo scrivendo era “entrato in scena” il 21 di novembre scorso con la notifica di ben quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip, nonché con quella dei decreti di sequestro preventivo, diretto e per equivalente. I reati contestati nella fase iniziale della vicenda erano stati quelli a vario titolo di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di bancarotta fraudolenta. Una vicenda che fece molto clamore in città anche per il nome degli arrestati, tra cui proprio Ferrari che era entrato nella giunta di Tiziana Sala, secondo mandato, ed era stato assessore all’Ambiente e all’Ecologia.

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