Cantù, molotov davanti a una concessionaria: condannato

Tre anni e nove mesi a Maurizio Moio, assolto il figlio Salvatore, finito a processo con lui

Cantù

Una condanna pesante a 3 anni e 9 mesi, più di quanto era stato chiesto dalla pubblica accusa, ma anche una assoluzione non avendo raggiunto la prova delle responsabilità penale. Si è concluso così ieri mattina in Tribunale il processo di fronte al Collegio di Como che arrivava da una indagine per un fatto di cronaca avvenuto la notte del 25 novembre 2020 fuori da una concessionaria di Cantù, la Elle Ti Car.

A finire nei guai erano stati Maurizio Moio, di origini calabresi e residente a Cantù (52 anni) e il figlio Salvatore, 27 anni. Il primo è stato difeso dall’avvocato Fabrizio Maldini e dai colleghi Gian Luca Sarrocco e Tommaso Scanio, il più giovane dei due imputati è stato invece assistito dall’avvocato Francesca Binaghi che ha sostenuto davanti ai giudici l’assenza di elementi che potessero ricondurre gli inquirenti alla presenza del figlio nell’auto che portò il padre (secondo la ricostruzione dell’accusa) a piazzare la bottiglia incendiaria.

Ed il Collegio giudicante, seppure con le motivazioni che non sono ancora note, ha accolto questa ricostruzione assolvendo il figlio e condannando il padre a 3 anni e nove mesi di pena. Il reato era stato contestato con l’aggravante della «modalità tipicamente mafiosa».

La pubblica accusa aveva invece chiesto due condanne (rispettivamente a tre anni e mezzo e a tre anni) per padre e figlio indagati per il posizionamento davanti ad una concessionaria di Cantù una bottiglia incendiaria, il tutto in seguito al rifiuto della stessa attività commerciale di concedere il noleggio di una vettura del parco macchine a disposizione. Sulla vicenda aveva indagato la Dda di Milano.

Le indagini erano partite proprio dalla bottiglia incendiaria, riempita di benzina e con un foglio di carta a fare da miccia. Sul vetro erano state rilevate due impronte digitali di Maurizio Moio. L’allarme era stato lanciato dalla vigilanza della concessionaria che aveva chiamato i carabinieri.

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