La polemica sul capannone confiscato all’associazione islamica: il Comune vince al Tar

Cantù Respinto il ricorso per bloccare l’esproprio. Assalam adesso spera nel Consiglio di Stato. Il sindaco: «Confermato quello che abbiamo sempre detto». Latorraca: «Confido nella giustizia»

Pessimo inizio d’anno per l’associazione culturale Assalam: il tribunale amministrativo regionale ha respinto la richiesta di istanza cautelare presentata contro l’atto attraverso il quale il Comune intende procedere al trasferimento della proprietà al patrimonio di piazza Parini del loro immobile in via Milano.

«Il ricorso – si legge nell’ordinanza del Tar milanese - non è assistito da elementi di fondatezza, atteso che la nota impugnata si limita a dare doverosa esecuzione a pronunce giurisdizionali definitive e a provvedimenti amministrativi esecutivi». Non è detta l’ultima parola, il sodalizio spera ora nel Consiglio di Stato e nell’esito del ricorso con il quale è stato impugnato il diniego di permesso di costruire posto a fondamento del provvedimento per il quale è stata negata l’istanza cautelare. In caso di esito favorevole ad Assalam, insomma, il capannone potrebbe essere comunque oggetto di restituzione all’associazione.

Le parole di Alice Galbiati

«Non è altro che quello che abbiamo sempre sostenuto – commenta il sindaco Alice Galbiati -. Ed è tanto vero che non solo il Tar lo ha messo nero su bianco ma lo ha fatto in una ordinanza cautelare spingendosi a considerazioni di merito sull’esito del ricorso. Le parole usate sono talmente chiare che credo non servano ulteriori commenti. Né lasciano spazio a interpretazioni». Partita tutt’altro che chiusa, invece, per Assalam, come conferma Vincenzo Latorraca, loro legale e consigliere di Pd, Unire Cantù e Cantù con Noi: «Abbiamo già predisposto l’appello cautelare al Consiglio di Stato. Importante che lo stesso Tar ammetta la possibilità che il bene resti all’associazione, ove fosse accolto il ricorso pendente, per il quale solleciteremo la fissazione anche con istanza cautelare. L’associazione attende fiduciosa il Consiglio di Stato». Una sentenza potrebbe ribaltare le cose. «Confidiamo nella giustizia - prosegue - sapendo che a Roma le nostre ragioni non sono pregiudicate».

Trasferimento della proprietà

La confisca del capannone di proprietà della comunità islamica era stata evocata in municipio cinque anni fa. Oggi, la conferma nelle scorse settimane, è diventata realtà con la presa d’atto del perfezionamento del trasferimento della proprietà al patrimonio del Comune dell’immobile. Non solo, l’associazione dovrà anche pagare una sanzione amministrativa pari a 4mila euro. Un braccio di ferro che prosegue da sette anni. Il Comune, sulla base della pronuncia del Consiglio di Stato che ha accertato che l’utilizzo a luogo di culto del capannone è abusivo, contesta che l’associazione non ha ottemperato all’ordine di ripristinare un uso conforme alla legge e intende procedere con quella che tecnicamente non è una confisca ma un trasferimento della proprietà.

Ai primi di dicembre Assalam, con i gruppi di opposizione e decine di associazioni, ha sfilato per Cantù in una manifestazione a favore dei diritti civili, della libertà di culto, per riaprire il dialogo. Ma le posizioni restano inconciliabili, quindi ha impugnato l’atto che li priverebbe del proprio capannone, acquistato nel dicembre nel 2016 per oltre 800mila euro, grazie alle donazioni. Ora il Comune darà attuazione all’ordinanza, secondo i tempi tecnici degli uffici.

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