Centri estivi a Como
Pochi posti (e già esauriti)

Scarse le richieste in Comune, è ancora tutto in forse. Grest (ridotti) nella metà delle parrocchie. Niente campo Coni, i privati ci provano ma con iniziative limitate e aperte solo agli iscritti: «Regole troppo rigide»

Como

Centri estivi, poche manifestazioni d’interesse e pochi posti, spesso già occupati. Tante altre cittadine comasche, da Cantù a Cernobbio, sono pronte, anche diverse grandi città, Como non ha ancora deciso. Il Comune ha lanciato a fine maggio due questionari per raccogliere le adesioni delle famiglie sui centri estivi ancora in fase di organizzazione che potrebbero partire dal 15 giugno. Per la fascia da 3 a 6 anni sono arrivate circa 50 domande, per la fascia fino ai 17 anni solo una trentina e la finestra per inviare i moduli scade oggi.

«Vogliamo creare una rete con una pluralità di offerte – dice l’assessore Alessandra Bonduri – rilasciando anche i permessi in tempi stretti alle attività dei privati con la garanzia della massima sicurezza per bambini e operatori».

Il Comune deve dare l’ok ai centri estivi organizzati da enti e associazioni terzi valutando l’aderenza alle linee guida. Le normative nazionali e regionali sono comunque assai recenti.

«Sì, ma visto il rapporto tra bambini ed educatori, gli spazi e le regole anticontagio – dice Marzia Luzzini, direttrice della Montessori – noi ci proponiamo di fare un centro solo per i bambini già iscritti alla nostra scuola. Dai 3 ai 6 anni, circa 25 iscritti, dal 15 giugno a fine luglio. Di più non possiamo perché non basta il personale».

«Al momento il distanziamento, il lavoro per piccoli gruppi e gli altri adempimenti – fa sapere per Cometa Alessandro Mele - ci costringono a ridurre drasticamente il numero limitandoci ai bambini che durante l’anno erano già in carico e che abbiamo seguito in questo periodo online per gli apprendimenti e anche per il sostegno educativo».

Anche il Gallio ha fatto una scelta simile. «Per forza – spiega la coordinatrice Claudia Viganò – accoglieremo dal 15 giugno al 17 luglio 40 bambini delle nostre primarie e 20 dell’infanzia, esauriamo così le nostre possibilità».

Sopra ai 6 anni serve la mascherina, ci sarà il controllo della febbre e la sanificazione delle mani. Un altro progetto in fase di approvazione è quello del gruppo Teatro popolare in via Castellini, ma è già al completo per ragioni di spazi e di educatori. C’è comunque in caso di cambiamenti una lista d’attesa.

Il Coni quest’anno non proporrà il suo EduCamp, in genere molto gettonato, la decisione è confermata dalla segreteria comasca. Infine c’è il capitolo parrocchie che non organizzeranno i Grest tradizionali sempre per ragioni di sicurezza, ma che potrebbero comunque dare alle famiglie una risposta importante.

«In questa fase alcune parrocchie in città stanno provando ad elaborare una proposta - dice don Pietro Bianchi, responsabile della pastorale giovanile – sulla base delle risorse che stiamo riuscendo a raccogliere in termini di volontari e di economie. Comunque dobbiamo per legge chiedere il permesso al Comune. Le norme regionali però sono davvero molto stringenti. Difficile a sei anni tenere la mascherina e il metro di distanza, con una grave responsabilità che ricade sull’organizzazione. I posti così sono contingentati. Diciamo che meno della metà delle parrocchie, una decina, con meno della metà dei partecipanti riusciranno - spero - a mandare in porto una iniziativa». (Sergio Baccilieri)

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