Como soffoca, l’allarme degli pneumologi
«A passeggio? Sì ma con la mascherina»

Smog in città, i medici contro la politica: «Nessuno interviene, servono provvedimenti» - In aumento crisi respiratorie, polmoniti: «Le autorità non possono fingere di non vedere»

Gli pneumologi comaschi lanciano l’allarme smog. In città e in provincia le polveri sottili sono ormai vicine ai peggiori record. A Como ieri si è registrata una concentrazione di 88 microgrammi di pm10 per metro cubo d’aria, a Cantù 99, a Erba 91, peggio nel monzese e nel milanese. L’aria è irrespirabile. Secondo i medici la politica non fa nulla per l’emergenza ambientale e gli ospedali nel frattempo si riempiono di pazienti con crisi cardiorespiratorie e polmoniti.

«Como è un catino in cui l’aria ristagna – spiega Adriano Martinelli, pneumologo di villa Aprica –. E per cambiare la politica non fa nulla. Bisognerebbe ridurre il traffico da auto, adottare nuove misure viabilistiche, puntare sui mezzi pubblici. E invece niente, rincorriamo al massimo qualche blocco ai diesel che suona come una presa in giro. Così i comaschi tossiscono per mesi interi e bussano alle porte degli ospedali, mai a quella del sindaco. A Milano qualcosa hanno tentato di fare, qui zero».

La politica regionale sottolinea come negli ultimi dieci anni il pm10 presente nell’aria lombarda sia molto calato. «E allora andiamo avanti, quanto fatto per ora è insufficiente – dice Antonio Spanevello, docente di malattie dell’apparato respiratorio per il dipartimento di medicina dell’università dell’Insubria -. Sono più a rischio i bambini e gli anziani affetti da malattie croniche che si riacutizzano e peggiorano. I dati epidemiologici evidenziano un forte incremento delle patologie nei momenti di maggior inquinamento».

Crescono gli accessi ai pronto soccorso, in questi giorni al completo soprattutto per i malati di polmonite. «Per combattere lo smog facciamo poco o nulla – commenta Paolo Pozzi, specialista pneumologo – dovremmo anche mandare in pensione gli impianti di riscaldamento più vecchi. Invece in questi giorni non possiamo fare altro che suggerire ai pazienti di non andare a camminare sul lungo lago, non senza una mascherina filtrante». La media di pm10 provinciale è arrivata a 92,7, è più di una settimana che si respira male. I blocchi ai motori inquinanti regionali scattano con difficoltà, mancano i controlli e al primo vento vengono revocati. «Sono trent’anni che mettiamo in relazione gli inquinanti e le malattie cardiorespiratorie – dice Antonio Paddeu, primario al Sant’Abate di Cantù e referente dell’associazione di assistenza ai malati respiratori – ma la nostra società continua a preferire le automobili in coda... I blocchi regionali non sono niente, servirebbero politiche a lungo raggio. Il fatto è drammatico: non aumentano solo la tosse e l’asma, ma anche ictus, gravidanze a rischio, scompensi cardiaci».

«Abbiamo gli ospedali pieni di malati di polmonite – riflette Mario Guidotti, dirigente del dipartimento area medica del Valduce – le autorità non possono fare finta di non vedere». Da sabato la pioggia potrebbe, ma solo temporaneamente, migliorare la situazione. «Quando scattano i blocchi ai diesel non c’è mai un vigile che controlla – aggiunge Anna Maspero, già primario di pneumologia al Sant’Anna – comunque la colpa è anche un po’ nostra. Smettiamola di prendere la macchina per fare cento metri, accompagniamo i bimbi a scuola a piedi. Non teniamo in casa 23 gradi e proviamo a chiudere la porta ai negozi con zero gradi all’esterno».

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