«Ebrei a morte e nuova marcia su Roma». L’accusa: apologia della Shoah. Ha 17 anni

Cantù La Polizia di Stato ha eseguito ieri l’ordinanza del Gip del Tribunale dei minori di Milano. Accesso al web vietato per due mesi. Su Telegram scriveva: «Riorganizziamo le camicie nere»

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Le cronache raccontano che, uscito dalla Questura dove gli agenti lo hanno portato per notificargli il divieto tassativo di accedere al web (whatsapp incluso) per i prossimi 2 mesi, suo padre gli abbia dato una strigliata in pubblico che non è passata inosservata. Venti minuti di grida e dura reprimenda per quello che il figlio ha combinato quantomeno dallo scorso novembre a oggi: inondare i social di frasi antisemite, razziste, violente, inneggianti al fascismo e - in alcuni casi - pure al nazismo.

Ha 17 anni e, quando (stando all’accusa) ha iniziato con la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e religiosa, ne aveva appena 16.

L’inchiesta

Un giovanissimo canturino è stato prelevato dalla sua casa dai poliziotti della Digos, ieri mattina, dopo che il Tribunale per i minorenni ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza di misura cautelare per una serie di episodi che hanno portato alla gravissima contestazione.

L’inchiesta, condotta dalla Digos di Milano, è partita nell’ambito di un normale monitoraggio su internet di siti e gruppi estremisti. Lo scorso autunno i poliziotti sono incappati in un gruppo Telegram (collegato a due profili su TikTok e su Instagram) pieno zeppo di frasi e slogan e appelli che suonano come una chiamata alle armi di neofascisti e neonazisti.

Il giovane, che si firmava “Dux”, sosteneva di voler costituire il “Partito Nazional Volkssista”, un «mio gruppo di fascisti» il cui obiettivo doveva essere «riorganizzare le camicie nere» e «allestire un gruppo paramilitare per picchiare stupratori, molestatori e borseggiatori con manganellate». Nel suoi post, tra una citazione di Adolf Hitler e una di Mussolini, avrebbe cercato - sempre stando all’accusa - di «racimolare più soldi possibili per la propaganda e l’acquisto delle armi».

Gli agenti della Digos di Milano e di Como hanno bussato alla porta di casa sua ieri mattina presto. Cogliendo del tutto di sorpresa i genitori del ragazzo, che sono letteralmente caduti dalle nuvole.

Il diciassettenne - che è difeso dall’avvocato Francesca Bianchi - non ha alcun tipo di precedente penale, ne ha mai avuto alcuna denuncia. E l’attività di proselitismo nei confronti di un nascituro gruppo neofascista si sarebbe limitata a slogan beceri condivisi sui social. E dopotutto a casa i poliziotti non hanno trovato né bandiere fasciste o naziste, non un volantino, neppure un adesivo di matrice razzista o di estrema destra.

Niente internet

Ma ugualmente ciò che ha postato sui social è stato sufficiente a farlo finire nei guai. Anche perché tra i vari post ha pure provato irriso lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento nazisti, riportando frasi del tenore: «A morte gli ebrei e chiunque li sostenga».

Da qui la decisione del giudice delle indagini preliminari di vietare l’utilizzo di telefoni cellulari, computer, tablet se non per motivi scolastici per i prossimi due mesi. Gli agenti gli hanno sequestrato anche la playstation, proprio per evitare l’accesso a Internet. In caso di violazione di queste disposizioni, per lui rischiano di scattare i domiciliari.

Ieri mattina è stata perquisita la casa di un altro minorenne canturino, che aveva chattato con l’indagato, ma la perquisizione ha dato esito negativo.

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