Famiglia perseguitata dai vicini e costretta a cambiare casa: «Il bambino racconta che dovevano stare sempre zitti sennò si arrabbiavano»

Cantù Nei guai un uomo, accusato dal pm Massimo Astori anche di calunnia in concorso con la compagna. Lui avrebbe più volte minacciato la famiglia, apostrofandone i membri anche per il fatto di essere stranieri.

«Una volta il bambino mi disse che voleva cambiare casa. Gli chiesi perché... mi rispose che in quella casa dovevano stare sempre zitti e non dovevano mai parlare, sennò il vicino si arrabbiava e se la prendeva con loro». Le parole sono di una assistente sociale del comune di Cantù, chiamata ieri per testimoniare nell’ambito del processo che vede come indagato un uomo accusati di stalking condominiale (aggravato dal fatto di aver commesso il tutto in danno di minori e per discriminazione e odio etnico) nei confronti di una famiglia di origine pakistana che abitava al piano di sopra.

Nei guai è finito Concetto Oliva (57 anni) che era stato accusato dal pm Massimo Astori anche di calunnia in concorso con la compagna Maria Rosa Provenzano (56 anni). Secondo quella che è l’ipotesi al vaglio, in attesa di sentire i testi della difesa e le parole dell’imputato previste per la prossima udienza, l’uomo avrebbe più volte minacciato i vicini apostrofandoli spesso per il fatto di essere «stranieri di...», prendendosela con i bambini piccoli perché facevano rumore (compreso un neonato) arrivando a parcheggiare l’auto davanti al garage della famiglia per non farli uscire. Non solo, perché l’uomo avrebbe anche più volte chiamato le forze dell’ordine, carabinieri, volanti, polizia locale (una decina di volte), denunciando che i genitori erano usciti di casa lasciando sola la figlia neonata. Denunce (quattro nero su bianco) che erano poi state girate anche ai servizi sociali. Solo che, ogni volta che gli agenti di polizia o gli assistenti sociali del comune intervenivano in quella casa, non riscontravano mai anomalie.

«Un giorno arrivammo a sorpresa – ha confermato un’assistente sociale – In casa era tutto in ordine, i bambini erano ben tenuti, l’appartamento era adeguato e pulito. Non c’era proprio alcun problema». Se non quel vicino che «si arrabbiava sempre», hanno raccontato i piccoli agli assistenti sociali, e che li costringeva a «stare in silenzio». Versioni riscontrate anche dagli agenti sentiti sempre ieri in aula: «Intervenimmo per una segnalazione del vicino ma era tutto a posto. La neonata sola in casa? No, quando madre e padre uscivano la lasciavano con un parente». Da segnalare, sempre secondo le contestazioni, che sono ben quattro le denunce sporte contro la famiglia pakistana, tutte finite archiviate.

La famiglia di origine straniera ha nel frattempo abbandonato lo stabile, esasperata dalla situazione. In aula sono stati sentiti anche i vicini che hanno testimoniato come non facessero particolari rumori (al contrario di quanto detto dal vicino), se non per «normali pianti dei bambini ancora piccoli».

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