Grave lutto per l’alpinismo canturino: muore a 59 anni Antonello Martines

Figino Serenza Vinto da un male incurabile, oggi alle 15 l’ultimo saluto nella chiesa parrocchiale . La compagna Raffaella: «L’amore della mia vita». Conquistò due ottomila. Lo piange anche il Cai

La forza della montagna: la sua grande passione. Che prima l’ha portato sopra gli 8mila metri per ben due volte, entrando nella storia della sezione di Cantù del Club Alpino Italiano. E che poi, nella malattia, l’ha aiutato a vivere ancora, al punto da non rinunciarvi, nonostante la chemioterapia e nonostante i cinque anni di battaglia contro un tumore. Antonello Martines è morto a 59 anni. Alpinista, si legge sul necrologio.

Le imprese sull’Himalaya

Carattere schivo. Ascese importanti. Nel 2000, Martines ha conquistato il Manaslu, Nepal, catena montuosa dell’Himalaya: 8.163 metri. Nel 2003, nuovamente sopra gli 8mila, tra Pakistan e Cina, sul Gasherbrum II.

In passato, a Cantù aveva lavorato da amministrativo nello studio di famiglia: suo papà era l’avvocato Domenico Martines. Poi, aspirante guida alpina. Lascia una mamma di 98 anni, Edda, un fratello e una sorella. E la compagna di una vita, Raffaella Scattaretica.

«Nel 2003, dalla cima del Gasherbrum II, aveva lanciato una poesia per la morte di mia mamma, davvero un bel gesto - racconta la compagna tra le lacrime - le scalate sono sempre state una grande soddisfazione per lui. E degli 8mila era senz’altro orgoglioso. Alta montagna, arrampicata. Ma lui era anche un grande esploratore: amava il Parco Nazionale della Val Grande, in Piemonte. Gli piaceva andare a cercare vecchi sentieri, ripercorrere quello che si era perso negli anni».

«Con la malattia è stato molto coraggioso - aggiunge - ha combattuto con onore per cinque anni: la malattia è stato un altro suo 8mila. Dopo la diagnosi, ha dovuto affrontare operazioni pesanti. Eppure ha sempre provato a riprendersi. Riuscendoci anche. Ripartendo con l’allenamento: da alzare una bottiglietta d’acqua di mezzo litro, a riprendere i pesi di venti e trenta chili. Ha ricominciato lo stesso ad arrampicare, anche se faceva una chemio, con una flebo che doveva tenersi per tre giorni. Slegato, da solo, con picozze e rampone, su percorsi come la Via dell’Inglese in Grigna. Da novembre tutto è precipitato. Ma comunque la sua ultima gita in montagna è stata il 31 dicembre 2023. Ultimamente è riuscito a incontrare uno scrittore, Pietro Pisano, che ha scritto un libro sulla Val Grande. Era così felice. Si sono dispiaciuti di non essersi conosciuti prima».

«Antonello è stato il compagno della mia vita, è stato un amore - dice Raffaella - Mi faceva i regali che io amavo, un anno mi ha portato in cima al Monte Bianco. Poi, anche il Selvaggio Blu, il trekking più impegnativo d’Italia (in Sardegna, ndr). Era il nostro modo di stare assieme. Era un grande alpinista».

Il ricordo del Cai di Cantù

Lo ricorda anche Mario Provenghi, presidente onorario del Cai di Cantù, sezione di cui Martines per diversi anni è stato socio. «Eravamo diventati amici alla fine degli Anni Novanta, andavamo insieme a sciare con un gruppetto comune, eravamo in buona confidenza - ricorda Provenghi - Per gli 8mila c’era stato un incontro pubblico, gli avevamo fatto una bella festa. Una persona molto tranquilla e piacevole».

I funerali saranno questo pomeriggio, alle 15 - prima, il rosario - nella chiesa parrocchiale di San Michele a Figino. La famiglia chiede di non devolvere fiori, ma di devolvere offerte all’Associazione Il Mantello di Mariano Comense.

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