Guasto in autostrada: la famiglia con figlio disabile abbandonata nella notte

Cantù Il racconto della disavventura sulla Serravalle: «Il carro attrezzi ci ha lasciati in un’area di sosta di notte. Non c’era neanche un bar. Siamo dovuti tornare in taxi»

«Siamo stati praticamente abbandonati in autostrada, io, mio marito e nostro figlio disabile: il carro attrezzi ci ha lasciati alla prima area di sosta, senza nemmeno un bar dove poterci scaldare con una tisana, di notte, al freddo, senza poter far funzionare il riscaldamento dell’auto in panne. È stato un altro nostro figlio, dalla Sicilia, via telefono, a chiamare per noi un altro carro attrezzi e il taxi. Abbiamo speso quasi mille euro».

Lasciati in mezzo al nulla

A denunciare quanto accaduto, è Antonella Di Grigoli, 51 anni, di Cantù, mamma di un ragazzo di 25 anni con problemi motori e, più in genere, persona fragile.

«Racconto tutto questo perché non accada più nulla del genere a chi, disabile, si sposta sulle autostrade», spiega.

L’imprevisto accade il 3 gennaio: «Di ritorno da un viaggio in Sicilia, da Genova ci siamo diretti verso Cantù, dove abitiamo. Sull’A7, la Serravalle, all’altezza di Castelnuovo Scrivia, verso le 23.30, la nostra auto purtroppo è andata in panne». Quindi «abbiamo contattato l’Aci. È arrivato il carro attrezzi, che ci ha lasciati poco dopo alla prima area - prosegue il racconto - Noi avremmo preferito senz’altro arrivare almeno davanti a qualsiasi posto con una camera, o, quantomeno, in un’area di servizio con almeno un bar aperto, per poter dare qualcosa di caldo a mio figlio. Niente. Chi è arrivato con il carro attrezzi ci ha detto che non poteva fare altro, che era da solo, che doveva rientrare».

«Certo lavorare di notte, sulle strade, può essere complesso, ma quello che mi ha colpito è il non essersi minimamente preoccupati della nostra situazione e di nostro figlio - dice - Poteva bastare anche l’aiuto nel fare una qualsiasi telefonata, per capire se davvero non c’erano altre possibilità, se davvero a Voghera non c’era una camera. Invece, niente di tutto questo».

Non sono mancati anche momenti di preoccupazione e di confusione. È stato infine un altro figlio, al telefono dalla Sicilia, a risolvere la possibilità di una notte all’addiaccio. «Ero disperata, ho vissuto tutto questo come un’ingiustizia - aggiunge la donna - Il carro attrezzi arrivato con l’Aci ci è costato 190 euro, d’accordo la chiamata, ma poi ha percorso davvero pochissima strada dal punto in cui eravamo al distributore di benzina, al buio, dove avremmo dovuto lasciare l’auto con tutti i bagagli, e da lì fare chissà che: assurdo».

Poi, l’arrivo del secondo carro attrezzi che «con un forfait, ha portato la nostra auto a Cantù per altri 360 euro. Inoltre: 300 euro di taxi. In tutto, 850 euro per un problema all’auto. Anche questo dovrebbe far riflettere, perché magari non tutte le famiglie possono permettersi di spendere in una volta sola una cifra del genere».

Approfondimenti da Roma

La Provincia ha contattato l’ufficio stampa di Aci, alla sede nazionale di Roma.

Sin dalla tarda mattinata di ieri, Aci ha avviato una ricostruzione, per l’acquisizione, in corso anche nella serata di ieri, dei vari elementi, proprio nell’idea di poter fornire a tutti, in primis alle persone al centro della vicenda, il più opportuno chiarimento.

Non si esclude, oltre agli approfondimenti di quanto accaduto - che sembra un caso più unico che raro - anche un conseguente contatto diretto con la famiglia di Cantù. Sempre per poter fornire, al minimo, ogni chiarimento.

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