Il bullismo si previene già a scuola. “Be social, be different” al Sant’Elia

Cantù - Corso di formazione sul corretto utilizzo degli strumenti tecnologici rivolto agli studenti di prima superiore

Cantù

La matematica e la storia sono importanti. Ma è necessario che a scuola gli studenti imparino anche come utilizzare i social, gli smartphone. Che imparino che le conseguenze di quanto viene scritto e condiviso nella dimensione virtuale possono essere reali. A volte, terribilmente reali. Per questo da oggi i ragazzi delle classi prime del Sant’Elia andranno a lezione.

Nell’ambito del piano di miglioramento dell’istituto di via Sesia oggi prenderà avvio il progetto “Be social, be different”, un corso di formazione sull’utilizzo corretto dei social e degli strumenti tecnologici oggi utilizzati dalle nuove generazioni. Lo scopo, prevenire fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Perché troppo spesso accade che quelle che vengono liquidate con colpevole superficialità come ragazzate creino enorme sofferenza, o sfocino in veri e propri reati.

«Abbiamo coinvolto degli esperti – spiega il dirigente Lucio Benincasa – per fare attività di prevenzione con gli studenti delle classi prime. Un’iniziativa che abbiano preso a fronte dell’impatto negativo che queste attività hanno anche sulla socializzazione dei ragazzi. Ci rendiamo conto che spesso da parte loro non c’è consapevolezza delle conseguenze di quanto viene scritto, condiviso, come se si trattasse di una zona franca».

Ma così non è. Anche se per molti ragazzi, negli anni difficili della pandemia, della cattività imposta, la dimensione virtuale è stata l’unica per poter comunicare.

«Oggi stiamo tornano alla normalità – prosegue Benincasa – ma è necessario fare formazione per essere preparati all’uso di queste tecnologie. E probabilmente, servirebbe anche a molti adulti». Il progetto “Be social, be different” prevede per tutte le prime delle lezioni tenute dall’associazione milanese Icaro4Us, formata da un gruppo di professionisti nei campi della sicurezza informatica, dell’educazione, della psicologia e della pedagogia che, nella propria esperienza di genitori e insegnanti, si sono accorti che nel campo della tutela del minore è sempre più pressante la necessità di colmare un vuoto correlato all’utilizzo attivo e passivo delle nuove tecnologie informatiche e di comunicazione.

Per fornire ai ragazzi le giuste conoscenze e consentire loro di sviluppare una capacità di giudizio, adeguata alla loro giovane età ma comunque personale e non indotta dal sentito dire.

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