Il dramma di Gianluca. La moglie: «Donati gli organi, ultimo atto generoso»

Cantù Lorena Napolitano ricorda Bartesaghi, morto sulla strada per un malore: «Eravamo felici, adesso sono devastata». Non si chiedono fiori, ma donazioni

«Eravamo felici. Eravamo amore puro. Lo vedevano tutti: trasudavamo amore. E io ora sono devastata». Le lacrime, la voce che si spezza e si interrompe più volte. Lorena Napolitano è la moglie, ora vedova, di Gianluca Bartesaghi, 50 anni, morto per un malore - probabilmente un infarto - mentre, in auto, stava andando a fare la spesa dopo una giornata di lavoro. «Amore mio... Mio unico amore... Eri l’amore della mia vita... e adesso? Quanto stiamo soffrendo??? È un incubo... Eravamo destinati... Eravamo io e te... sempre... Eravamo noi... E adesso? Io come farò senza di te? Sono persa senza di te... Sono persa», ha scritto in un post su Facebook.

«Aveva sempre il sorriso»

«È una cosa devastante, bruttissima. Gianluca - dice al telefono Lorena nel ricordare il marito - aveva sempre il sorriso. Ed era anche generoso. Generoso da donare gli organi, secondo un desiderio che aveva sempre espresso in vita. Eravamo insieme da quindici anni. Dal 2007 coppia fissa. Nel 2015 il matrimonio: quasi otto anni. Ho scoperto che lo amavano in tanti, ma proprio in tantissimi. Lui era anche donatore del sangue Avis a Erba, perché prima eravamo ad Alzate. Gli era stata conferita anche la medaglia per le 50 donazioni raggiunte». E quindi era anche tenuto sotto controllo medico, in quanto donatore. Motivo per cui quanto è accaduto è ancora più difficile da accettare.

Gianluca lavorava come operaio specializzato alla Omal di via Virgilio, a Cantù. «Si trovava benissimo con i suoi colleghi, formidabili, era sempre contento, apprezzato, si sentiva realizzato», ricorda Lorena. Nel suo ultimo giorno, finita la giornata lavorativa, rientrato a casa, era quindi uscito - martedì - verso le 17, per alcune commissioni. «Era tornato dal lavoro, stava andando a fare la spesa all’Eurospin. Ha proseguito lungo via Milano per fare la rotonda, invertire la marcia ed entrare al supermercato. Ma ha avuto questo infarto che l’ha mandato fuori strada. Il suo cuore non ha mai ricominciato a battere. Ho trovato una telefonata sul cellulare: era la polizia locale. Quando mi hanno detto che mi avrebbero potuto portare loro in ospedale con la pattuglia, ho capito che era gravissimo o che era morto. Proprio come succede nei film. Solo che qui era tutto vero».

«Speravo di vederlo appeso a un filo. E invece il dottore mi ha detto che aspettavano per le pratiche della donazione degli organi. Di sicuro, hanno prelevato polmoni e reni. Prima, me l’hanno fatto vedere cinque, dieci minuti. Il tempo di provare a realizzare. L’ho baciato. E poi l’hanno portato via»

Il racconto di Lorena è spezzato dai singhiozzi: «Speravo di vederlo appeso a un filo. E invece il dottore mi ha detto che aspettavano per le pratiche della donazione degli organi. Di sicuro, hanno prelevato polmoni e reni. Prima, me l’hanno fatto vedere cinque, dieci minuti. Il tempo di provare a realizzare. L’ho baciato. E poi l’hanno portato via».

Gianluca era figlio unico. «Siamo tutti a pezzi. Dovevo essere il bastone della sua vecchiaia: lui era più grande di me. Eravamo felici. Avevamo anche festeggiato la mia assunzione a tempo indeterminato», dice Lorena. L’impegno per il gattile di Cantù, Felixlandia: «Lui amava gli animali, il suo gatto Charlie. Io non voglio fiori al suo funerale, piuttosto donazioni al gattile di Cantù». In queste ore di attesa per il nulla osta della Procura di Como, successivo all’autopsia, si profila un funerale ad Alzate - dove vi sono le origini di famiglia - nella chiesa di Fabbrica Durini.

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