Il gatto muore nell’operazione, lui si vendica bruciando un’auto

Cantù Lunga serie di condanne in abbreviato per un giovane di Inverigo, accusato di incendio, ricettazione di una moto rubata e cessione di droga

«Ho deciso di incendiare l’auto» della vicepresidente dell’associazione «a cui ho fatto sterilizzare il gatto, perché erano 15 giorni che mia sorella piangeva» per la morte del felino. E così «ho riempito una bottiglietta di benzina, lo ha dato fuoco on l’accendino e l’ho messa vicino all’auto».

La confessione di quell’incredibile vendetta, non è servita ad Andrea Cereser, 21 anni di Inverigo, a evitare una condanna pesantissima davanti al giudice delle udienze preliminari di Como. Condanna complessiva a oltre 5 anni di reclusione, non solo per l’incendio doloso della vettura, ma anche per altri due episodi per i quali è stato ritenuto colpevole: la ricettazione di un motorino rubato e la cessione di un modico quantitativo di droga.

La spedizione punitiva

La vicenda finita nell’aula del gup di Como, Carlo Cecchetti, risale all’agosto dello scorso anno. Quando si è presentato a casa della vicepresidente di un’associazione canturina che si occupa di salvare i gatti in difficoltà, per bruciarle l’auto. Il tutto perché l’uomo accusava la donna di essere responsabile della morte del gatto suo e di sua sorella.

La spedizione punitiva era avvenuta in due tempi. Dapprima il Cereser avrebbe affrontato la donna nel suo ambulatorio, e nel corso di una lite avrebbe preso un tablet e lo ha lanciato contro la malcapitata (finita in ospedale con una prognosi di 21 giorni di prognosi), quindi si era ripresentato qualche ora dopo con il favore delle tenebre per dare fuoco anche all’auto di lei.

Sulle lesioni causate dal lancio del tablet, il giovane aveva detto al giudice: «Ho perso il controllo, ho lanciato il computer perché in quell’istante mi è saltato addosso il marito della donna: non ho capito dov’è andato a finire».

Ma l’elenco delle accuse non si fermava qui. E infatti il giovane è stato condannato pure per la ricettazione di un motorino rubato di marca Mbk Booster, E pure perché, quando i carabinieri di Cantù lo hanno arrestato quattro giorni dopo il blitz, in casa gli hanno trovato poco meno di una quarantina di grammi di marijuana (suddivisa in vasi), e pochi grammi di hascisc ed eroina, da qui l’accusa di detenzione di sostanza stupefacente ai fini dello spaccio.

Alla fine il giudice delle udienze preliminari lo ha condannato a due anni e otto mesi per la violenta spedizione punitiva, a due anni e otto mesi per la ricettazione del motorino rubato e a quattro mesi per la detenzione della droga. Totale: cinque anni e mezzo abbondanti di carcere.

Assolto il padre

Sempre ieri, nel corso dell’udienza, il giudice ha invece assolto per non aver commesso il fatto il padre dello stesso Cereser, Roberto, che inizialmente era stato accusato dalla Procura di aver fisicamente accompagnato il figlio nell’ambulatorio della donna e quindi era finito davanti al giudice per concorso in lesioni aggravate.

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