Il messaggio di Natale del prevosto: «Lavoriamo a una convivenza migliore»

Cantù Don Pessina: «Realtà vivace, contribuiamo al bene comune e alla fiducia reciproca». «Dio ama nascondersi dietro ciò che è piccolo. È importante saper rinunciare all’esteriorità»

«Salvaguardare lo spirito del presepe e saper rinunciare a ciò che seduce esteriormente per capire e scegliere le vie di Dio è il compito che ci attende. Dio ama nascondersi dentro ciò che è piccolo. Occorre aprire gli occhi, riconoscere e saper vedere oltre: ecco il dono del discernimento che ci permettere di vedere e capire ciò che Dio vuole comunicarci e spronarci a orizzonti più ampi, uscendo dalle nostre ristrette visioni».

Primo anno in città

È questo il messaggio che il prevosto di Cantù, comunità pastorale San Vincenzo, don Maurizio Pessina, consegna alla città. «In questo primo Natale come prevosto della Città di Cantù desidero esprimere il mio augurio non solo per queste festività ma anche per il nuovo anno che si sta affacciando, perché sia un anno di grazia e di ogni bene - scrive - L’augurio diventa subito ringraziamento per l’accoglienza ricevuta e parola di gratitudine estesa a tutti i fedeli e i cittadini perché insieme, come ho già avuto modo di sperimentare in questa realtà vivace di Cantù, si possa tutti contribuire all’edificazione di una comunità civile ed ecclesiale nel segno del bene comune, della fiducia reciproca e della collaborazione per una convivenza migliore». Lo spunto di un’articolata riflessione parte dal presepe.

«Questo augurio lo voglio fare a partire da un ricordo suggestivo. Papa Francesco ha voluto ricordare gli 800 anni, 24 dicembre 1223, dal primo presepe allestito da San Francesco, con una sua testimonianza personale. L’emozione provata da papa Francesco davanti al presepe è la stessa che coglie ogni cristiano davanti a questa rappresentazione del mistero cristiano di un Dio che si fa uomo - afferma don Pessina - Colpisce ed emoziona il fatto che il mistero cristiano ama nascondersi dentro ciò che è infinitamente piccolo. La piccolezza, infatti, è la strada per incontrare Dio».

«Nella notte di Natale - prosegue - sembra ci sia una notte buia e fredda. E invece irrompe il calore della luce. I pastori e le persone umili sembrano condannati a una vita “grama”. E invece sono i primi destinatari della rivelazione. Sembra una pazzia e un azzardo spregiudicato seguire una stella. Sembra un povero figlio di povera gente senza casa. E invece è Cristo Signore. Potessimo anche noi avere questa capacità contemplativa e questo sguardo sulla vita, sulla società civile e sulla Chiesa».

«Segui la stella»

«A Dio dobbiamo con forza chiedere di farci vedere quella stella che ci spinge verso qualcosa in più rispetto alle nostre abitudini - continua - perché quella stella ci porterà a contemplare Gesù. In quella notte resa santa dalla nascita del Salvatore troviamo un altro segno potente: la piccolezza di Dio. Il Dio eterno si presenta in un essere umano indifeso, mite, umile. Dio si è abbassato perché noi potessimo camminare con Lui e perché Lui potesse mettersi al nostro fianco».

«Stupore e meraviglia - conclude - sono i due sentimenti che emozionano tutti davanti al presepe che è come un Vangelo vivo che parla alla vita. Sono certo che quel primo presepe (di Greccio, ndr) e i nostri presepi possano anche oggi essere l’occasione per suscitare stupore e meraviglia, aprire i nostri occhi, camminare verso orizzonti nuovi. Segui la stella! È il mio augurio in questo Natale 2023».

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