Il mobile è pronto
«Fateci riaprire
e controllateci»

L’appello: Maurizio Riva (Riva 1920): ci facciano lavorare Orsini (Federlegno): ad aprile si rischia il 70% di insoluti

«Le nostre aziende erano pronte a ripartire dopo Pasqua. La ripartenza è la nostra unica garanzia». Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo, spera in un ripensamento del Governo e in un anticipo delle aperture. Per il settore dei mobili, perché quello del legno all’ultimo ha avuto il via libera per il 14 aprile.

E tra gli imprenditori brianzoli c’è chi come Maurizio Riva propone per accelerare la ripartenza: «Fateci aprire e venite a controllarci tutti i giorni. Noi siamo pronti».

La vera sicurezza del settore

La sicurezza dei lavoratori è messa al centro, ma c’è un’altra sicurezza che è fondamentale: quella in cui mettere le aziende, secondo Ordini. «Gli insoluti a marzo ammontano al 30% - afferma il presidente della federazione - Ad aprile rischiamo di arrivare al 70%. Non possiamo perdere quote di mercato del Made in Italy perché i nostri concorrenti esteri stanno lavorando».

FederlegnoArredo ieri ha diffuso il suo manifesto proprio dal titolo “Riapriamo il Made in Italy”. Con otto punti chiede al Governo di programmare presto e ufficializzare la data di riapertura dell’intera filiera legno arredo, assieme a quella dei punti vendita e al riavvio dei cantieri. Ribadisce di avere i protocolli per la sicurezza e la disponibilità alla collaborazione, oltre alla correttezza dei pagamenti.

Già, i pagamenti, un altro nodo di questi tempi. «Il vero problema è la liquidità – osserva Orsini – per ripartire servono garanzie e l’unica garanzia è la ripartenza. Il manifesto, l’abbiamo diffuso per capire che il Made in Italy non può essere perso. Non è che la gente aspetta di vedere se riapre la ditta, per comprare. Speriamo in un ripensamento, nell’aprire prima del 3 maggio? Sì, tra l’altro – rileva Orsini – anche il decreto liquidità ha dentro qualcosa che non funziona. C’è la buona volontà, ma non basta, occorrono strumenti rapidi». E insiste: «Il debito lo facciamo noi e gli imprenditori sono gente perbene che vuole dare indietro. La garanzia la mette lo Stato, ma noi la compriamo quasi a prezzo di mercato». Una nota positiva viene espressa da Orsini: «Sono sicuro che sarà responsabile il sistema bancario, ho fiducia».

La Brianza spera che questo pressing porti a sbloccare l’apertura delle aziende. «Il presidente Orsini ha svolto un buonissimo lavoro – commenta Maurizio Riva – E anche il presidente di Assarredo Claudio Feltrin. Siamo in ginocchio, dobbiamo ripartire».

Di qui l’idea lanciata al Governo: «Ci facciano lavorare – afferma l’imprenditore di Cantù e poi ci vengano a controllare. Tutti giorni». Da parte delle aziende brianzole, nessun timore su questo fronte perché sanno come organizzarsi e come tutelare i loro dipendenti.

Peggio della guerra

Anche tra gli artigiani il morale è messo duramente alla prova. I piccoli sono stati tra i primi a chiudere e non ne possono più.

Spiega Daniele Tagliabue, che guida la EmmeMobili e il settore arredo per Confartigianato Como: «Bisogna essere concreti, precisi e ordinati. La disciplina è la parola chiave in questo periodo drammatico, come la buona educazione. Nel bene e nel male occorre riprendere al più presto la vita normale. Se i numeri non lo consentono ancora, potrebbero aprirsi degli spiragli. E noi con ordine e disciplina siamo pronti a ricominciare a lavorare» conclude.

Secondo Tagliabue, ci vorrà un impegno di tutti, aziende, lavoratori e istituzioni: «Ma bisogna al più presto ricominciare. Non oltre il mese di maggio, se si potesse anche prima. Un fermo di un mese completo nella produzione è drammatico per un’azienda. Peggio della guerra».

© RIPRODUZIONE RISERVATA