Il Tar accoglie il ricorso degli islamici canturini: Ramadan in via Milano

L’annuncio Decreto urgente del Tribunale regionale dopo il no del Comune all’utilizzo del capannone: «Diritto costituzionale negato cinque volte»

Tutto come da copione, un copione già visto altre volte, cinque con questa: ieri il Tar della Lombardia con un decreto cautelare urgente, quindi senza necessità di udienza, ha concesso all’associazione islamica Assalam di poter utilizzare il proprio immobile di via Milano per la celebrazione del Ramadan, dopo che in Comune aveva negato il permesso né aveva concesso uno spazio pubblico.

Il diritto di culto

Il presidente Daniele Dongiovanni, nella misura cautelare monocratica, chiarisce che sussistono i presupposti di estrema gravità e urgenza previsti per concederla, posto che l’attività di culto del mese sacro dell’Islam è prevista nel periodo tra domani, l’8 marzo, e l’8 aprile e che «nella comparazione degli opposti interessi, appare prevalente quello al libero esercizio dell’attività di culto rispetto a quello legato all’accertamento della compatibilità urbanistica del temporaneo mutamento di destinazione d’uso dell’immobile di via Milano n. 127/D». Resta fermo il dovere dell’associazione di effettuare i necessari accertamenti e controlli sulle condizioni di sicurezza e di tutela della salute pubblica, prevedendo un limite massimo di acceso di 99 persone, non rispettare il quale comporterà la revoca del permesso temporaneo.

Tutto come sempre, insomma. Vincenzo Latorraca, legale di Assalam con Michela Luraghi, lo sottolinea: «Non si sono mai verificati in passato episodi in cui tali prescrizioni siano state disattese, ma nonostante le buone prove fornite in ogni occasione dall’associazione, il Comune ha ritenuto per la quinta volte di negare il diritto di culto, diritto sancito dalla Costituzione, a prescindere dal rispetto delle regole».

Questa volta, ha ammesso, ci si poteva attendere un atteggiamento indifferente da parte dell’amministrazione, dato che solo pochi giorni fa era arrivata la sentenza del Tar di Milano che, annullando il secondo diniego opposto da piazza Parini alla domanda di permesso di costruire presentata da Assalam, ne accoglie il ricorso, riconoscendo che il Comune di Cantù deve consentire l’esercizio della libertà di culto laddove siano rispettate le norme di legge e che le motivazioni opposte per non concederlo sinora non siano fondate.

Le reazioni

Invece la posizione è rimasta di inamovibile opposizione alla preghiera nel capannone di via Milano. Anche Libero Culto, ha spiegato Cecilia Viganò, ha inviato una lettera al sindaco Alice Galbiati, sottoscritto da associazioni e singoli cittadini, a supporto della richiesta. Per questo Sergio Marelli, da sempre impegnato nel mondo della cooperazione internazionale e già presidente dell’Associazione delle Ong italiane, ha scritto invece una lettera aperta alla comunità cristiana canturina chiedendo un gesto concreto di dialogo, concedendo la chiesa di Santa Maria. Tanto il presidente di Assalam Abella Bourass quanto il portavoce Omar Bourass hanno ringraziato i legali per il lavoro svolto e la comunità per la vicinanza dimostrata, ma confermano di non volere favori, bensì la possibilità di esercitare quanto oggi anche la legge conferma spetti loro: «Dobbiamo ringraziare la comunità pastorale perché sono stati sempre con noi – dice il presidente - ma noi non vogliamo andare in una chiesa, non potremmo farlo, per rispetto nei confronti dei fedeli cristiani. E dico grazie alla Costituzione italiana, che ha garantito il nostro diritto».

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