In mille alla marcia per la libertà di preghiera. Ma il sindaco fa polemica sulla moschea

Il casoLa manifestazione organizzata da Assalam è partita proprio dal capannone contestato di via Milano

Da una parte, c’è la comunità musulmana, riunita nell’associazione Assalam, che vorrebbe il dialogo con il Comune per trovare una soluzione alla vicenda del capannone di via Milano: oggi, nel giorno della marcia per la libertà di culto, nonostante la pioggia, hanno sfilato per la città circa un migliaio di persone, cattolici compresi.

Dall’altra, c’è il sindaco Alice Galbiati, che ricorda le sentenze dei tribunali e ribadisce che il capannone di via Milano non può essere utilizzato come un luogo di culto.

Alla partenza del corteo, verso le 14.30, c’è il mondo dell’associazionismo e delle cooperative, i partiti che oggi siedono all’opposizione. Cartelli sandwich con scritte come “Libero di pregare”. O “Io sono Assalam”, indossato anche tra gli scout. Scopo della marcia, con arrivo in centro, in largo XX Settembre: «Manifestare in favore della libertà di culto, negata. Dopo sette anni di battaglie legali, l’Amministrazione comunale ha confermato di voler proseguire con l’acquisizione al patrimonio dell’edificio di Assalam».

Il sindaco Galbiati ha diffuso il suo pensiero in una nota già questa mattina. «La manifestazione, pur legittima, si configura come la strumentalizzazione di un diritto, quello alla libertà di culto, per tentare di legittimare ciò che legittimo non può essere: la violazione della Legge italiana. Il Tar nel 2018 ed il Consiglio di Stato nel 2021 hanno decretato in via definitiva che l’associazione culturale Assalam utilizza abusivamente il capannone di via Milano come luogo di culto, contrariamente a quanto previsto dalle destinazioni d’uso consentite».

© RIPRODUZIONE RISERVATA