La bancarotta dell’ex Eleca di Cantù, assolti in Appello i tre imputati

Sentenza Colpo di scena a Milano dopo le pesanti condanne di Como. Dopo un anno e mezzo per Manzoni, Bianchi e Radice «il fatto non sussiste»

Colpo di scena nel processo – di fronte ai giudici di Secondo grado – che era nato dal crac della Eleca, azienda di prestigio del Canturino che negli anni del maggiore splendore era stata anche in corsa per la costruzione del nuovo palazzetto.

Tutti gli imputati che erano stati condannati nel marzo 2022 di fronte al Collegio del Tribunale di Como, con pene anche pesanti, sono stati invece assolti dai giudici meneghini vedendo dunque completamente ribaltata la sentenza.

Escono dunque scagionati Roberto Manzoni, 71 anni residente a Cantù, assistito dall’avvocato Federico Papa (che in primo grado era stato condannato alla pena di 5 anni e mezzo), la moglie Franca Bianchi (69 anni), che aveva appellato una sentenza di 3 anni e 9 mesi (avvocato Roberto Craveia), ed Angelo Enrico Radice, 70 anni di Figino Serenza (che si era avvicendato con la Bianchi nella carica di amministratore unico della Jolly, un’altra delle società coinvolte) condannato a Como a 2 anni e tre mesi (avvocati Roberto Craveia e Anna Radice).

L’accusa, messa nero su bianco nel complicato capo di imputazione firmato dalla procura lariana, era stata quella di bancarotta fraudolenta. La Eleca (poi Elettro 33) non era stata l’unica società che aveva dovuto ripercorrere in aula i mesi della crisi e del fallimento, ma davanti ai giudici del Collegio lariano si era parlato anche del crac della già citata Jolly Immobiliare e della Mediana srl.

Ma come si è arrivati a questo completo ribaltamento di quanto era stato deciso in primo grado? In parte con assoluzioni piene, «perché il fatto non sussiste» (soprattutto nei capi portanti di quella che era la tesi dell’accusa), in parte grazie ad una riqualificazione giuridica dei fatti che erano documentali.

Il Tribunale di Como in composizione Collegiale aveva valutato questi fatti come delle bancarotte fraudolente, mentre per la Corte d’Appello di Milano le stesse vicende sono state considerate come bancarotte semplici, dunque nel frattempo prescritte.

È difficile al momento aggiungere altro, anche perché i motivi della decisione saranno noti solo tra tre mesi.

Quello che è subito tangibile è il completo stravolgimento di una vicenda di cui si era molto parlato a Cantù e in tutta la provincia, anche per il nome assai noto dell’azienda Eleca che, come detto, era stata anche tra quelle in corsa per la realizzazione del nuovo palazzetto. Al centro dell’inchiesta della procura lariana, come detto, era finito uno dei dissesti più clamorosi degli ultimi anni, con sentenze di fallimento che risalgono al giugno 2013 per la Elettro 33, al marzo 2015 per la Jolly e al marzo 2016 per la Mediana.

Alcuni capi di imputazione (quattro in totale) erano già stati dichiarati prescritti anche nel corso delle udienze al palazzo di giustizia comasco. Il Collegio aveva poi letto assoluzioni si alcuni capi di imputazione «perché il fatto non sussiste» e per «non aver commesso il fatto» ma era anche arrivato a leggere condanne pesanti che ora sono state cancellate.

Il processo, dopo una lunga serie di traversie, era iniziato nel mese di maggio del 2020 con i primi testimoni chiamati a sedersi di fronte ai giudici. L’accusa era come detto quella di aver cagionato e aggravato i dissesti delle fallite con operazioni valutate dal pubblico ministero come dolose, tesi che in Appello non ha retto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA