La scuola inizia in salita: è caos del trasporto pubblico. Autobus già stracolmi e studenti costretti a stare a terra

Trasporti Si moltiplicano le segnalazioni di disservizi a meno di una settimana dall’inizio della scuola, tra ragazzi senza posto o peggio impossibilitati a salire sul mezzo

Autobus pieni costretti a lasciare i ragazzi a terra, ritardi, disservizi. Nei primi giorni di scuola, puntualmente, piovono le prime segnalazione di disagi da parte degli studenti comaschi e dei loro genitori a causa dei trasporti pubblici. Si tratta più che altro di bus troppo affollati che giunti a ridosso della città saltano la fermata non potendo caricare altri alunni. Succede, soprattutto, al ritorno a casa, quando le corse si riempiono troppo e non riescono a far salire tutti gli studenti presenti alle fermate. Si lamentano gli studenti del Giovio come quelli del Pessina o della Magistri. Ma il problema si ripropone davanti a tutti i grandi istituti cittadini. Lo stesso disagio, peraltro, lo vivono anche gli studenti che prendono il treno, spesso le linee sono minate da ritardi e cancellazioni. Oggi, non bastasse, c’è sciopero.

«Serve un po’ di rodaggio»

Asf e Agenzia del trasporto locale spiegano che ci vuole sempre qualche giorno di tempo per aggiustare il servizio: con la ripresa delle lezioni serve almeno una settimana di rodaggio, così da capire se ci sono davvero linee in difficoltà. Bisogna anche calcolare che la maggior parte delle scuole sono a mezzo servizio. Per colpa della mancanza di supplenti e docenti, in attesa di nomina, tanti istituti suonano prima la campanella, già a mezzogiorno, anche per esempio scuole tecniche come il Setificio.

I disagi con i bus però non sono nuovi, se ne parla con insistenza dall’inizio della pandemia e le cose purtroppo non sono affatto cambiate, anzi. Ecco alcuni esempi.

Le segnalazioni

«Mia figlia ieri in piazza del Popolo doveva prendere la C74 alle 12.40 – racconta Simona Clerici, una mamma – ma l’autista ha chiuso le porte e non ha fatto salire altri studenti».

«Pago tre mensili da 40 euro circa – spiega Michela Rossini, un’altra mamma – la scuola è iniziata da quattro giorni e già due volte sono andata a prendere i miei figli in auto uscendo dal lavoro perché sono rimasti a piedi. Dalla Magistri vanno a Breccia, alle 13.36, per tornare prima. Ma gli autisti tirano dritto perché non c’è posto».

«Quasi ogni mattina mio figlio non riesce a salire sulla C70 – racconta Paola Salvadori residente nella cintura – va alla fermata alle sette per salire, forse, sul bus delle 7.25».

Ci sono mamme che per fare la spola tra Cantù e Como si stanno auto organizzando con de turni. «Diversi genitori dei consigli d’istituto si sono mossi per chiedere interventi – racconta Monica Cattaneo, referente del Comitato AScuola Como – il sistema dei trasporti non regge, il disagio è evidente. Il numero delle corse non è adeguato al numero degli studenti. Anche ieri ci sono stati problemi alla fermata di Camerlata. Ci sono linee al limite della non sopportazione. Dopo due anni di pandemia la situazione è forse perfino peggiorata. I nostri ragazzi sono la stragrande maggioranza dell’utenza che viaggia sui bus. Meriterebbero più rispetto».

Il Comune di Como per gli abbonamenti offre un contributo, chi arriva da fuori però non beneficia di alcun bonus.

Non è diversa la situazione sui treni. A Como Borghi mercoledì intorno a mezzogiorno sembrava l’assalto alla carovana. I ragazzi erano così stipati che il capotreno con il microfono ha detto «è suggerito l’uso della mascherina causa affollamento». In realtà sarebbe obbligatorio.

«Quest’anno non siamo riusciti come scuole a comprendere la situazione dei mezzi di trasporto – spiega Nicola D’Antonio, il preside del Giovio – i problemi sono gli stessi. In questi giorni fioccano le richieste d’uscita anticipata e gli ingressi in ritardo sempre per colpa dei mezzi di trasporto».

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