L’ultimo saluto a Marra: «Vita dedicata al lavoro per il bene degli altri»

Cantù In tanti ieri al funerale dello storico panettiere. Il figlio Alessandro: «Grazie di tutto, già ci manchi. Sei stato la miglior incarnazione della figura di padre»

Il suo testamento, scritto con i fatti più che con le parole, è stato una vita che rappresenta un esempio di cosa significhi lavorare per il bene comune, esempio che ora spetta a tutti raccogliere, a partire dai più giovani.

Un segno indelebile, anche se oggi il dolore è grande per la famiglia, per i figli, che ieri hanno salutato Fulvio Marra, «la miglior incarnazione della figura di padre» che potessero sperare d’avere, il loro supereroe silenzioso. Si sono celebrati i funerali del fondatore dell’omonima pasticceria, attività storica riconosciuta dalla Regione, che tanti premi ha raccolto in questi anni, sotto la guida dei figli Alessandro e Carmen, mancato il 1 gennaio a 85 anni.

La commozione

Per salutarlo i suoi cari e gli amici hanno gremito la chiesa di San Teodoro, quella dove aveva sposato la sua Celestina, al suo fianco per 60 anni, poco lontano dal vecchio forno della famiglia Marelli, in piazza Sirtori, dove nel 1970 hanno cominciato insieme a costruire le fondamenta di un’attività di successo. Fino a poche settimane fa lo si poteva ancora vedere in giro per la città, al volante del suo furgone, per spostarsi tra i negozi di famiglia. Laborioso, poco avvezzo al clamore, un po’ selvatico, cresciuto con l’arte di arrangiarsi in tasca, come lo erano gli uomini della sua generazione. Profondo nei sentimenti ma non incline a mostrarli, tanto che quando il figlio Alessandro gli ripeteva quanto gli volesse bene, sul lavoro, lui gli replicava divertito “tires là asnun”, come ha confessato trovando per un attimo il sorriso in un lutto che schianta.

Ancora indipendente, con una vita piena, è stato portato via dall’aggravarsi di un problema cardiaco emerso ai primi di dicembre, contro il quale aveva opposto tutto il suo ottimismo, affrontando la malattia con una serenità invidiabile, negando la sofferenza per non aggiungere pena alla sua famiglia.

Il cordoglio

Un momento difficile, ha riconosciuto don Antonio Berera, ma non la fine di tutto, semmai la rinascita a una nuova vita, libera dalle fragilità terrene. Fulvio Marra, ha proseguito, è stato marito, padre, nonno, amico, «imprenditore illuminato, figlio delle terre bergamasche, dove la gente nasce con nel cuore la capacità di agire e costruire. E ha costruito il suo mondo, lavorando sempre con caparbietà».

Questo il suo testamento: «Abbiamo dei padrini come Fulvio – ha continuato – che ci hanno dato l’esempio di cosa significhi lavorare per il bene comune. Ora tocca a noi raccoglierlo, soprattutto alle nuove generazioni, che devono impegnarsi per costruire una società equa, giusta, dove tutti possano vivere con dignità». Alessandro Marra ha voluto condividere un ricordo, un’appassionata e struggente dichiarazione d’amore, l’elogio per quel suo padre perfetto che è sempre stato sicuro, un punto di riferimento, un modello, un totem, il suo silenzioso eroe. Il vuoto che lascia toglie le parole, ma la gratitudine per averlo avuto con sé finora è di sostegno. «Papà – le sue parole – te ne sei andato senza lasciarci un libretto di istruzioni e mi toccherà approntante un piano di emergenza. In questo momento ci sentiamo un po’ bambini, ma mi resta la certezza che sei senz’altro stato la migliore incarnazione della figura di padre che si potesse immaginare. Grazie di tutto. Già manchi, chissà domani».

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