Maneggia la pistola e si spara alla testa. A processo per simulazione di reato

Palazzo di giustizia Indagato per aver simulato un reato e per porto d’arma, un cittadino albanese residente a Como in un mattino di settembre del 2018 si è presentato in ospedale con un proiettile in testa

Era stato protagonista di uno degli episodi più strani della cronaca recente della città. Albert Gjuzi, 36 anni albanese, casa a Como nella zona di Sant’Agostino, si era presentato in ospedale il mattino del 27 settembre 2018 dicendo ai medici: «Penso di avere un proiettile in testa». Ed era vero.

Nella testa aveva un calibro 22 che, entrato dalla tempia, incredibilmente non gli aveva causato danni seri. Da qui in avanti, tuttavia, il racconto che ne emerse fatto da quello che per tutti all’epoca era una presunta vittima, fu pieno di incongruenze: ai carabinieri disse di aver bevuto troppo la sera prima, che quindi non ricordava bene cosa fosse accaduto ma che qualcuno gli aveva sparato contro. Prima però disse che tutto era avvenuto in un parcheggio di Cantù, poi che era ubriaco e che era andato in ospedale solo il giorno successivo.

Insomma, le indagini avevano permesso di ricostruire che quel colpo Gjuzi se l’era sparato da solo maneggiando un’arma clandestina, e che per questo si era inventato quelle scuse sull’aggressione e sul fatto di essere vittima di un colpo di pistola. Nell’abitazione di Como erano poi stati trovati un bossolo e tracce di sangue. L’albanese era così stato indagato per la simulazione di reato oltre che per il porto dell’arma.

Tuttavia di lui si erano perse le tracce e il procedimento a suo carico era stato sospeso. Poi, nel corso di un controllo casuale, Gjuzi era stato identificato ed era quindi stato possibile notificargli per ieri mattina l’apertura dell’udienza a suo carico in Tribunale a Como. In aula c’era tuttavia solo il suo avvocato, Roberto Melchiorre, ma ovviamente non Gjuzi che nel frattempo è di nuovo scomparso. Il processo è stato poi aggiornato ad una nuova data quando si dovrà entrare nel merito della vicenda. Sempre che l’imputato si faccia trovare.

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