Medici e infermieri contagiati dal virus
Decine di fascicoli d’indagine in Procura

Como: l’Inail sta inviando le segnalazioni del personale che si è ammalato in servizio. Se i vertici sanitari non hanno attivato tutte le procedure necessarie, rischiano un’accusa penale

I vertici delle strutture sanitarie comasche, se non hanno preso tutte le misure necessarie per prevenire il contagio tra i propri dipendenti, rischiano un’accusa di lesioni colpose aggravate e violazione della normativa sulla sicurezza del lavoro.

Da due settimane in Procura, a Como, stanno arrivando decine di segnalazioni da parte dell’Inail, l’istituto nazionali che assicura i lavoratori che hanno subito infortuni sul luogo di lavoro, di medici, infermieri, operatori sanitari che hanno contratto il virus a causa della loro professione. Tutte segnalazioni che si stanno trasformando in fascicoli d’indagine per accertare che, nelle varie strutture coinvolte, sia stato fatto di tutto per prevenire il contagio.

Il decreto

Le segnalazioni giunte in Procura riguardano già tutte le strutture ospedaliere della nostra provincia, nessuna risparmiata da casi di positività al virus tra il personale sanitario, e alcune Rsa. Proprio per consentire a tutti i professionisti del settore, caduti malati e spesso morti a causa del virus, di essere coperti da assicurazione in caso di contagio, il decreto “Cura Italia” del 17 marzo scorso aveva previsto l’intervento dell’Inail per chi avesse contratto il Covid “in occasione di lavoro”. La stessa Inail, ad aprile, aveva confermato che le malattie infettive rientrano nella categoria degli infortuni sul luogo di lavoro. La conseguenza, va da sé, è che ogni caso dev’essere segnalato alla Procura. E che ogni caso o quasi (visto che spesso il virus ha comportato prognosi superiori ai 40 giorni) fa scattare anche l’ipotesi di reato di lesioni colpose gravi.

Epidemia colposa

Ma c’è di più. Perché la Procura sta tenendo monitorate le segnalazioni provenienti dall’Inail. E qualora dovesse arrivare una quantità considerevole di esposti che riguardano una stessa struttura sanitaria (ed è il caso, soprattutto, dei principali ospedali dove com’è noto decine di operatori si sono malati) si potrebbe aprire l’ipotesi di reato di epidemia colposa.

Di conseguenza, oltre alle ispezioni dei Nas che in queste settimane stanno interessando soprattutto alcune case di riposo della provincia (10 su 52 quelle interessate da denunce formalizzate in Procura) e nei giorni scorsi anche l’ospedale di Cantù (proprio in conseguenza del numero di contagi tra i dipendenti), la polizia giudiziaria dovrà acquisire tutte le informazioni sulle procedure per prevenire il contagio adottate dalle strutture sanitarie. La condizione per non incorrere in un’eventuale responsabilità penale, da parte dei vertici, è infatti che sia stato fatto tutto il possibile per proteggere i propri lavoratori, quindi con la fornitura dei dispositivi di protezione individuale e con la predisposizione di un’informazione tempestiva sul rischio epidemiologico. Tutte norme che, potenzialmente, riguardano tutte le realtà lavorative dove sia potenzialmente avvenuto un contagio. Nessuna segnalazione di questo tipo è finora pervenuta in Procura, ma la riapertura delle attività lavorative dovrà tener conto dell’aggiornamento dei modelli di rischio per evitare di incorrere in guai penali nel caso in cui qualche dipendente cadesse malato per colpa del Covid.

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