Notte di fiamme e paura a Erba: tra le macerie ci sono tracce di bivacchi

Sicurezza Pochi dubbi sulle cause del devastante incendio nell’ex sede di Noivoiloro a Mevate, trovati bivacchi. Il rogo forse causato da un falò acceso per il freddo. L’edificio era stato “blindato”, ma le incursioni sono continuate

Sette squadre dei vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per spegnere le fiamme, ieri mattina il fumo era ancora visibile sopra allo stabile; i pompieri sono stati richiamati sul posto nel primo pomeriggio per gettare altra acqua.

In città tornano a bruciare le aree dismesse, questa volta è toccato all’ex sede del Noivoiloro nella frazione di Mevate: all’interno sono state trovate tracce di bivacchi, l’incendio potrebbe essere partito da un giaciglio.

La cronaca parte dalle prime ore di giovedì. Intorno alle 2.30, i vigili del fuoco sono stati chiamati a fronteggiare un incendio di vaste proporzioni in corrispondenza di uno stabile dismesso nella frazione di Mevate, in via San Maurizio.

Il comando provinciale ha inviato nella frazione erbese sette squadre provenienti da Erba, Canzo, Cantù e Como. Sono seguite ore di duro lavoro, che è proseguito per tutta la mattina di ieri. I pompieri sono tornati all’ex Noivoiloro anche alle 13.30, per gettare altra acqua e mettere l’area in sicurezza.

Lungo elenco

A Erba sono scene già viste, forse troppe volte. Dall’ex Pontelambro all’ex Enel, è lungo l’elenco degli incendi scoppiato all’interno delle aree industriali dismesse; la vastità dell’incendio di mercoledì notte ha ricordato quello scoppiato nel luglio 2017 quando prese fuoco l’ex Spreafico di via Leopardi: anche in quel caso decine di vigili del fuoco lavorarono ore per sedare le fiamme. Dai primi rilievi effettuati dai vigili del fuoco e dai carabinieri di Erba, che hanno raggiunto via San Maurizio nel corso della notte, è risultata la presenza di bivacchi all’interno del fabbricato.

Certo l’incendio non si è sviluppato da solo, è probabile che qualcuno abbia acceso un falò all’interno dello stabile e che da lì sia degenerato tutto: non si segnalano comunque feriti o intossicati. Chi si trovava lì, ha fatto in tempo a scappare prima dell’arrivo dei soccorsi.

Nel corso dell’amministrazione di Veronica Airoldi, lo stabile di Mevate era stato messo in sicurezza dai proprietari a seguito di un’ordinanza del sindaco, al pari di tante altre aree dismesse. Molte aperture, soprattutto al piano terra, erano state effettivamente sigillate, ma i disperati hanno trovato comunque il modo di accedere. Del resto parliamo di una struttura vasta, diroccata e posta in posizione isolata: non è facile renderla inaccessibile.

L’emergenza alla Porro

Per Erba si tratta del secondo incendio di vaste proporzioni nel giro di pochi giorni. Sabato i vigili del fuoco sono stati impegnati nell’area industriale della città: in quel caso il rogo ha interessato il moderno capannone della Porro Metalli. Dal tetto dell’edificio industriale si è levata una colonna di fumo nero visibile da tutta la città, diversi cittadini si sono preoccupati per le possibili ripercussioni ambientali.

I vigili del fuoco hanno però rassicurato, attraverso il vicesindaco Sofia Grippo, sull’assenza di materiali nocivi (quali plastica o gomma) in quantità significative.

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