San Vittore, Porta della Speranza. Il tocco di Riva 1920 sul nuovo ingresso

La storia Tra le imprese che hanno contribuito gratis c’è quella canturina. L’opera è stata realizzata dall’artista Michele De Lucchi, con legno di cedro

Cantù

La Porta della Speranza, davanti al carcere di San Vittore a Milano, firmata da Michele De Lucchi, con il legno di cedro del Libano della griffe canturina del mobile Riva 1920 - tra i partner coinvolti, con un ruolo di primo piano - che ha donato materiale e competenza artigianale al progetto.

La Porta è stata inaugurata in questi giorni, nell’ambito del progetto internazionale “Porte della Speranza”, dedicato al dialogo tra arte, comunità carcerarie e società civile, promossa dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e realizzata dal Comitato Giubileo Cultura Educazione con Rampello & Partners, con il contributo di Fondazione Cariplo.

Davanti al carcere milanese

Le opere, installate davanti alle carceri coinvolte, diventeranno segni di passaggio e rigenerazione, rivolte ai detenuti e insieme all’intera comunità. In connessione profonda con il magistero di Papa Francesco che, all’inizio del Giubileo, aprì una Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia. E che trova forza nell’invito accorato di Papa Leone XIV, che nel Giubileo dei detenuti ha ricordato che «sono molti a non comprendere ancora che da ogni caduta ci si deve poter rialzare, che nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto e che la giustizia è sempre un processo di riparazione e di riconciliazione».

«Idea del passaggio»

Due alti battenti semichiusi, privi di telaio, evocano un varco aperto all’ignoto. La Porta non distingue un dentro e un fuori. La soglia come spazio di cambiamento. «Le porte sono una forma che racconta - spiega De Lucchi - Racchiudono l’idea del passaggio. La Porta della Speranza è pura e solida presenza, senza muro: non separa, non conduce, semplicemente è. Dichiarare che la trasformazione è accessibile significa riconoscere che ogni passaggio può aprire uno spazio di consapevolezza, attesa e rinascita».

All’interno degli istituti di pena questa iniziativa darà vita a itinerari educativi, laboratoriali e pastorali per accompagnare le persone detenute in un percorso di crescita personale.

«La partecipazione di Riva 1920 al progetto nasce dalla convinzione profonda di voler contribuire ai valori e agli obiettivi del Giubileo 2025 - commenta Maurizio Riva - Abbiamo aderito con convinzione alle finalità del progetto, riconoscendone la dimensione simbolica e il messaggio universale di apertura e rinascita. A ciò si aggiunge un legame umano e professionale che dura da anni: il rapporto di amicizia che mi unisce al professor Davide Rampello (curatore artistico del progetto internazionale, ndr) e all’architetto Michele De Lucchi. Contribuire alla realizzazione della Porta della Speranza di Milano rappresenta per noi un onore e un atto di responsabilità».

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