Sospesa la confisca della moschea a Cantù: arriva l’alt del Consiglio di Stato

Il caso Accolto il ricorso dell’associazione Assalam contro il provvedimento del Comune. Decisiva l’udienza del 7 febbraio. Il sindaco: «Siamo sereni. Vogliamo fare rispettare la legge»

Sono bastate 48 ore per cambiare tutto.

Il Consiglio di Stato ha accolto la domanda di misure cautelari presentata dall’associazione islamica Assalam, bloccando così il trasferimento della proprietà al patrimonio comunale del loro immobile in via Milano, acquistato per 800mila euro attraverso le donazioni dei soci.

Il sodalizio aspettava con fiducia l’esito del ricorso presentato a Roma, che ha accolto le loro richieste, sospendendo il provvedimento del Comune fino all’udienza collegiale  fissata per il prossimo 7 febbraio. La data che potrebbe mettere un punto su questa vicenda giudiziaria che si trascina da anni. L’anno non si era aperto portando buone notizi ad Assalam, perché il tribunale amministrativo regionale nei giorni scorsi ha respinto la richiesta di istanza cautelare presentata contro l’atto attraverso il quale il Comune intende procedere trasferendo la proprietà del capannone al 127 di via Milano al patrimonio di piazza Parini.

Lega all’attacco

Capannone che la Lega definisce una moschea abusiva. L’ordinanza della seconda sezione del Tar milanese era apparsa piuttosto perentoria nel negare le misure cautelari: «il ricorso non è assistito da elementi di fondatezza, atteso che la nota impugnata si limita a dare doverosa esecuzione a pronunce giurisdizionali definitive e a provvedimenti amministrativi esecutivi».

La speranza veniva posta nell’immediato ricorso al Consiglio di Stato e nell’esito del ricorso con il quale è stato impugnato il diniego di permesso di costruire posto a fondamento del provvedimento per il quale è stata negata l’istanza cautelare. Ieri invece il nuovo stravolgimento.
Il Consiglio di Stato ha accolto la domanda di misure cautelari. Il presidente della seconda sezione ha ritenuto che le «le argomentazioni svolte dall’appellante circa la sussistenza del presupposto della estrema gravità ed urgenza, tale da non consentire neppure la dilazione fino alla camera di consiglio, appaiono meritevoli di favorevole considerazione in relazione al possibile spossessamento del bene di cui si discute che potrebbe subire».

Ramadan

Provvedimento sospeso, se ne riparla dopo l’udienza del 7 febbraio.Vincenzo Latorraca, legale di Assalam e consigliere di Pd, Unire Cantù e Cantù con Noi, sottolinea il rilievo posto sulle questioni della libertà di culto e all’approssimarsi del periodo del Ramadan: «Si tratta di una pronuncia cautelare incisiva che delinea a chiare lettere, da un lato, il grave pregiudizio che la proprietà potrebbe subire, legato alla pretesa del Comune di acquisire l’immobile e, dall’altro, la rilevanza di diritti costituzionalmente garantiti quali il diritto di culto e di associazione, affermati anche dalla Corte Costituzionale nel dichiarare illegittima la Legge regionale lombarda».

Il Comune aveva accolto l’ordinanza con la quale il Tar negava l’istanza cautelare come una conferma della bontà del proprio operato. E il sindaco Alice Galbiati non si scompone per una pronuncia che si sapeva essere possibile: «Proprio per questa possibilità - sottolinea - avevo già dato ieri agli uffici l’indicazione di attendere. All’amministrazione interessa far rispettare la legge. Restiamo sereni».

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