«Suo figlio è in carcere, ci dia 3mila euro». Va in fumo la truffa dei finti carabinieri

Cantù Il raggiro tentato via telefono ai danni di una coppia di anziani, per pagare la cauzione. I due, insospettiti dalla richiesta, hanno chiamato il loro parente e il colpo non è andato a segno

«Sì, buongiorno, carabinieri. Vostro figlio ha investito una persona ed è stato portato in carcere. Servono 3mila euro di cauzione, in contanti, per farlo uscire».

Questa la telefonata, ricevuta da una coppia di nonni in zona Cantù. Da parte di qualcuno che, però, carabiniere non lo è per nulla. Anzi: sicuramente un delinquente. Ma i truffatori, questa volta, hanno puntato in alto con la loro finzione, giocandosi persino il nome dell’Arma.

La verità

Un raggiro tentato, ma non riuscito. I coniugi, nel dubbio, hanno infatti contattato direttamente il figlio. Il quale ha risposto che la telefonata era una truffa, dato che lui né aveva investito chicchessia, né era finito in prigione. Peraltro, la cauzione per uscire dal carcere c’è negli Stati Uniti d’America e quindi nei tanti film visti al cinema e in tivù, non certo in Italia: un indizio di non poco conto che probabilmente ha contribuito ad aumentare la diffidenza della coppia di anziani.

Questo è quanto accaduto in questi giorni, come denunciato, con un messaggio fatto girare via internet, dal nipote delle due vittime, uscite per fortuna senza danni materiali dalla vicenda, e certamente con una certa buona dose di spavento, provato quantomeno nei primi momenti della telefonata.

Per un messaggio, quello veicolato dai ladri, da shock: certo non è cosa di tutti giorni, avere un figlio che finisce in prigione. Per fortuna, si è rivelata solo una finzione, adottata ad arte per spillare soldi. Si può immaginare il possibile seguito: qualcuno che si presenta alla porta, per ritirare il denaro, anche soltanto dicendo di essere “in borghese”, al fine di portarsi via un po’ di risparmi. E se non si ha nulla in casa, già in passato è capitato che i truffatori non esitassero a chiedere un preventivo passaggio al bancomat.

I precedenti

Una storia che sembra fare coppia, per certi versi, con un precedente simile, avvenuto sempre a Cantù: «Signora, suo figlio è ricoverato in ospedale. Servono soldi per la terapia». Senza dimenticare che, proprio in questo periodo, in provincia, stanno girando diverse truffe con un primo aggancio telefonico proprio a danno degli anziani. L’altro canovaccio sentito: sempre finti carabinieri che chiamano nonni o nonne per dire che il nipote è stato arrestato. Anche qui, richiesta di cauzione. Variazione: non per forza contanti, ma va bene anche l’oro.

Tra le truffe avvenute in questi anni, la finta nipotina in ospedale: «Nonna, nonna... sono in ospedale... ho il Covid». «Dov’è la mamma? - aveva chiesto l’anziana - Ma lo sa che ti trovi in ospedale?» «Sì nonna, è lei che mi ha detto di chiamarti...». Truffa sventata con una telefonata di verifica alla mamma.

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