Accusati di stalking condominiale. Nessuno ha visto nulla: coppia assolta

Cantù Il pm aveva invocato una condanna di due anni, ma gli episodi non sono stati provati. L’altra famiglia, pakistana, aveva cambiato casa. La difesa: «Contestazioni senza riscontri»

Assolti dall’accusa di calunnia perché «il fatto non costituisce reato». Assoluzione anche dall’accusa di stalking perché non sarebbero stati provati, in aula, gli episodi che avrebbero molestato e costretto i vicini di casa a cambiare abitudini e casa.

Una sola condanna, ad una multa di 600 euro, per un unico episodio di minacce tra i molti elencati nel capo di accusa. Si è conclusa così, nelle scorse ore, la vicenda penale che aveva riguardato Concetto Oliva (57 anni, accusato sia della calunnia sia di stalking) e la compagna Maria Rosa Provenzano (56 anni, chiamata a rispondere solo per la calunnia).

Dissapori condominiali

La pubblica accusa – non ascoltata dal giudice monocratico che ha invece dato ragione alla difesa, con l’avvocato Alessandro Bosio – aveva invocato una condanna di due anni. La vicenda era finita sui giornali in quanto curiosa e riferita ad un presunto stalking condominiale (aggravato dall’aver commesso il fatto in danno di minori e per discriminazione e odio etnico) tra una famiglia italiana e una di origine pakistana che abitava al piano di sopra dello stabile in quel di Cantù. Secondo quella che era l’ipotesi al vaglio del giudice, l’uomo avrebbe più volte minacciato i vicini apostrofandoli spesso per il fatto di essere «stranieri di...», prendendosela con i bambini piccoli perché facevano rumore arrivando a parcheggiare l’auto davanti al garage della famiglia per non farli uscire.

Ma la famiglia italiana era accusata anche di aver chiamato più volte le forze dell’ordine, segnalando cose che poi non venivano riscontrate. Denunce che erano state chiuse tutte con l’archiviazione. Da qui le contestazioni non solo di stalking, ma anche di calunnia.

«Il fatto non costituisce reato»

Una vicenda che tuttavia – come detto – si è conclusa con una assoluzione «perché il fatto non costituisce reato».

Le motivazioni non sono ancora note. La difesa, tuttavia, ha sostenuto – venendo ascoltata – che la calunnia era inesistente in quanto i fatti, seppur i fascicoli erano stati archiviati, c’erano comunque stati, magari ritenuti di lieve entità o di carattere civilistico ma di certo erano avvenuti.

Sul fronte dello stalking, invece, «tutte le contestazioni sono risultate non provate – ha commentato l’avvocato Bosio – con nessuno dei vicini di casa che ha mai visto nulla di quello che era stato raccontato».

Una serie di denunce reciproche, insomma, che hanno portato in evidenza la difficile convivenza tra la famiglia italiana e quella pakistana ma senza alcun estremo penale, se non per quell’unica minaccia di lieve entità per cui il solo signor Oliva è stato condannato a pagare una multa da 600 euro.

«In attesa del deposito delle motivazioni è comunque venuta meno l’ipotesi accusatoria della procura, non risultando provati gli atti persecutori di cui al capo d’imputazione – ha concluso l’avvocato Bosio – Così come non risulta provato che la parti civili siano state costrette a cambiare abitazione in conseguenza delle condotte poste in essere dagli imputati».

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