Virginia, addio a soli diciassette anni. La mamma: «Vita piena, felice e serena»

Cermenate Gravemente disabile dalla nascita. Fatale una crisi respiratoria. Molti per il funerale: «Era la bambina del mondo, tantissimi le hanno voluto bene. Sul cavallo fino a una settimana fa»

Virginia è stata la bambina del mondo. Meglio, la ragazza, visto che tra un paio di mesi avrebbe compiuto 18 anni. E’ stata figlia, sorella, amica di educatori, medici, fisioterapisti, psicologi, volontari.

Se n’è andata all’improvviso, lunedì, addormentandosi per sempre tra le braccia di mamma Katia, che oggi non vuole che si pensi con dolore o peggio ancora con commiserazione a lei, che invece ha avuto «una vita serena, equilibrata e spensierata».

Adorata e coccolata

Certo, piena di salite. Ma di altrettanta gioia. Virginia nasce il 5 aprile del 2006. Uno scricciolo che non piange mai. E che non muove la parte sinistra del corpo. Iniziano così, quando aveva solo quatto mesi, con una visita al Besta di Milano, i suoi oltre 17 anni spesi tra ospedali e ricoveri. Una diagnosi definitiva, quella non è mai arrivata.

Virginia, addio a solo diciassette anni. Video

Le risonanze, i numerosi esami, non mostrano alcun problema cerebrale, i medici si arrendono di fronte all’impossibilità di trovare una risposta. Una patologia senza nome che le ha causato un ritardo neuro-psico-motorio. A undici anni viene ipotizzato che possa avere contratto un virus in sala parto, al momento della nascita, ma non è possibile confermarlo o meno. Alla mamma, Katia Marchiori, neppure interessa più, forse, trovarla, quella risposta. Lei vuole che Virginia, Virgy, abbia la vita migliore possibile, e per farlo mette da parte anche la propria: «Ho rinunciato a tutto – dice - la mia vita era la sua. Ma rifarei tutto un milione di volte. Dio di mi ha dato mia figlia, Dio me l’ha tolta. Ma è stata un regalo bellissimo».

Un legame indissolubile, le basta uno sguardo per capire se Virginia sia arrabbiata, se la persona che si trova davanti le piaccia o meno, se è felice. Una bambina adorata e coccolata da una famiglia che non è solo quella di sangue ma quella d’anima.

Il padre biologico è scomparso nel 2016, e Katia si è risposata con Ejaz Ahmed, che è stato per otto anni il suo nuovo papà, con il quale giocare sul divano, avere un linguaggio domestico tutto loro, e poi il fratello Sebastiano, i familiari acquisiti. Nel 2021, vengono indirizzate alla Casa Sollievo Bimbi di Vidas, che frequenta una volta la settimana. Tutto cambia e in meglio, perché grazie alle terapia di comunicazione aumentativa impara a prendere decisioni nel quotidiano. Virginia si autodetermina, «insegna ai dottori come curarsi al di là della letteratura medica».

«Un’esistenza vera»

Soprattutto «mia figlia ha avuto una vita vera, piena – continua Katia Marchiori – ci sono stati molti alti e bassi, è vero, e i bassi sono state sfide impegnative. Ma gli alti sono stati più numerosi». Nessun pietismo, sarebbe ingeneroso. Virgina, con i suoi bellissimi capelli, era risoluta e intelligente, un’artista con la passione per la pittura. E ha avuto tante feste, ha viaggiato, è stata sotto la tour Eiffel e al mare, a fare trekking in montagna.

Andava a cavallo, l’ultima volta pochi giorni prima dell’addio. «Si è addormentata serenamente, senza dolore – racconta la madre – finché non ha sentito che ero pronta, finché non ne ha avuto certezza, è rimasta con me». Per l’ultimo saluto, celebrato da don Luciano Larghi, sono arrivati in tanti in chiesa parrocchiale, dai volontari di Vidas a quelli della Croce Rossa di Cermenate, e quanti non hanno potuto esserci l’hanno ricordata con un sorriso, tra le lacrime.

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