Campione, il Casinò chiede 80 milioni di danni agli ex amministratori: «Sbalorditi»

Presentata una domanda di arbitrato nei confronti degli amministratori in carica fino al 2018. Tra i destinatari della richiesta anche il sottosegretario regionale Mauro Piazza e numerosi professionisti comaschi

Campione d’Italia

Il Casinò di Campione d’Italia chiede ai vecchi amministratori (in carica fino al 2018) ottanta milioni di euro di danni. E lo fa attraverso una domanda di arbitrato (per dirla in termini tecnici) presentata alla Camera arbitrale di Milano.

A distanza di anni dal crac che ha travolto la casa da gioco, la società che gestisce il Casinò (ed il cui socio unico è il Comune) ha chiesto milioni e milioni di risarcimento ai professionisti che nel corso degli anni erano componenti del consiglio d’amministrazione o avevano avuto incarichi come revisori. Tutte persone che, è bene premettere, non sono coinvolte nei procedimenti già aperti in tribunale, con risvolti anche penali.

E i nomi degli allora responsabili della casa da gioco sono molto noti, ci sono sindaci di lungo corso e politici di spicco ancora attivi. A cominciare dal lecchese Mauro Piazza, sottosegretario regionale all’Autonomia ed esponente della Lega (80 milioni la richiesta massima a suo carico, eventualmente da suddividere con gli altri responsabili), l’ex esponente comasca di Forza Italia Laura Bordoli oggi alla guida della Famiglia Comasca (anche per lei 80 milioni), l’erbese Giorgio Berna (50,6 milioni massimi), lo storico rappresentante dei trasportatori Giorgio Colato (80 milioni), il consigliere provinciale lecchese e sindaco di Casargo Antonio Pasquini (29,4 milioni), Eugenio Mascheroni, noto commercialista, già primo cittadino di Montevecchia (27,6 milioni).

Il procedimento è stato aperto a settembre presso la camera arbitrale di Milano, non è arrivato in tribunale. Non sono destinatari delle richieste, come detto, i politici e gli amministratori già citati in giudizio, come gli ex sindaci campionesi Roberto Salmoiraghi e Marita Piccaluga.

Il Casino, insieme al Comune, spiega di fare dovuto effettuare un passo obbligato, fatto sulla scorta del concordato fallimentare portato avanti in questi anni e calcolato sulla base delle perizie degli esperti che hanno indagato relative alle responsabilità del crac della casa da gioco. Semplificando, il fallimento del Casinò scoppiato nell’estate del 2018 non sarebbe solo colpa di chi ha guidato Campione d’Italia negli anni più recenti, ma anche di chi non aveva posto rimedio al cattivo andamento dei bilanci negli anni precedenti. Un argomento che all’indomani del crac più volte a Campione d’Italia era stato dibattuto.

Molti dei volti noti che hanno ricevuto questa milionaria richiesta di risarcimento si dicono a microfoni spenti «sbalorditi» della piega che hanno preso gli avvenimenti. Alcuni immaginano, a loro volta, di avanzare richieste danni, vogliono rivalersi su Casinò e Comune e parlano di «lite temeraria», insomma oltre le più comuni e giustificate vie legali. Gli interessati puntano anche il dito contro i termini che secondo loro sono anche ormai più che scaduti, visto che sono passati anni dalla vicenda.

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