Casinò, indagato Ambrosini: «Ha dissipato il patrimonio della casa da gioco»

Campione d’Italia Nuove accuse della Procura agli ex amministratori. «Pagamenti preferenziali in favore di istituti di credito e del Comune»

Estromesso a sua insaputa dalla guida del Casinò solo pochi giorni fa, ora per Marco Ambrosini arriva pure la tegola di un’accusa di bancarotta. Mese di marzo denso di amarezze per l’ex amministratore della casa da gioco campionese raggiunto ieri, insieme ad altri 15 indagati, da un avviso di conclusioni indagini firmato dal pubblico ministero Antonia Pavan. Le nuove accuse, che coinvolgono sia vecchi che più recenti componenti del Cda della società che gestisce i tavoli verdi, riguardano una serie di operazioni finanziare che - nella lettura dell’accusa - avrebbero comportato la distrazione di ingenti fondi e dissipato il patrimonio della società.

In particolare Ambrosini è accusato - tra l’altro - di aver effettuato pagamenti per oltre 10mila euro a una società di viaggi per acquisti di biglietti aerei per l’accoglienza di clienti a favore di persone che in realtà (sempre stando all’accusa) non sarebbero mai entrate a giocare al Casinò. Avrebbe poi omesso di incassare 300mila euro di crediti per l’acquisto di fiches da parte di un debitore della casa da gioco ed effettuato pagamenti per 15mila euro considerati dalla Finanza come riferiti a operazioni inesistenti.

Creditori avvantaggiati

Il grosso dell’accusa, però, riguarda il presunto pagamento preferenziale per oltre 7 milioni di euro fatto a favore di due creditori in particolare della casa da gioco: il Comune di Campione e la Banca Popolare di Sondrio. Per questo capitolo sono sotto inchiesta gli ex sindaci Maria Paola Mangili e Roberto Salmoiraghi, gli ex amministratori delegati Carlo Pagan e - appunto - Ambrosini.

Tra le asserite operazioni di pagamento preferenziale si inserirebbe anche l’operazione Villa Mimosa. Poco dopo il Natale 2017 la società che gestiva il Casinò aveva acceso un mutuo da 3 milioni di euro con la Bps per comprare l’immobile di proprietà del Comune di Campione d’Italia, così da versare i debiti collegati alle cosiddette decadi (i contributi che per legge ogni 10 giorni la casa da gioco doveva all’amministrazione).

Com’è noto la Casinò di Campione spa è finita in concordato preventivo, a causa delle decine di milioni di euro di debiti accumulati nel corso degli ultimi anni. Sulla gestione dei conti dei tavoli verdi è in corso un altro procedimento penale con sedici imputati a processo tra cui gli ex sindaci Salmoiraghi e Mangili, gli ex segretari comunali Giampaolo Zarcone e Lucia Amato; il capo area economico-finanziaria del Comune Emanuela Maria Radice.

© RIPRODUZIONE RISERVATA