
Cronaca / Como cintura
Sabato 19 Luglio 2025
«Ho salvato un’azienda, rifarei tutto». Bancarotta al Casinò, parla Ambrosini
Campione d’Italia: rinviato a giudizio con altri 13 imputati l’ex amministratore unico della casa di gioco. «Ho fiducia che le cose si possano risolvere, ho messo al sicuro centinaia di posti di lavoro»
Campione d’Italia
«Rifarei tutto»: Marco Ambrosini, 73 anni, amministratore unico dal giugno del 2017 della Casinò di Campione spa, è intervenuto ieri all’indomani della decisione del giudice dell’udienza preliminare di Como di rinviare a giudizio 14 imputati nel fascicolo penale che aveva riguardato la bancarotta della casa da gioco dell’enclave comasco in Canton Ticino.
Secondo l’accusa portata avanti dalla procura, avrebbe concorso a «dissipare il patrimonio» attraverso delle operazioni che ora vengono contestate e ritenute «incoerenti con l’interesse» del Casinò che fu prima dichiarato fallito (decisione poi annullata) e in seguito ammesso alla procedura di concordato preventivo nella data del 15 giugno 2021.
Ambrosini era tra le persone finite in aula, assieme anche a due ex sindaci del Comune di Campione d’Italia, Roberto Salmoiraghi e Maria Rita Paola Mangili in Piccaluga. «Voglio dire solo due cose – ha commentato ieri mattina l’ex amministratore unico della spa che gestiva la casa da gioco – Io ho salvato una azienda e lo rivendico, cosa che rifarei anche oggi. E nello stesso tempo ho anche salvato centinaia di posti di lavoro. Per il resto ho assoluta fiducia che le cose si possano risolvere per il meglio visto che non ho fatto assolutamente nulla». «Spero solo – è stata la chiosa – che non ci voglia troppo tempo».
Per la procura, invece, Ambrosini con altri imputati rinviati a giudizio di fronte al Collegio di Como, con la prima udienza fissata per il prossimo anno, avrebbe concorso a dissipare il patrimonio del Casinò di Campione d’Italia con pagamenti anche preferenziali che avrebbero avvantaggiato alcuni creditori rispetto ad altri. In totale erano in sedici le posizioni su cui il gup Cristiana Caruso era stata chiamata a pronunciarsi. Quattordici hanno scelto di non fare riti alternativi, preferendo nel caso – come è avvenuto con Ambrosini – difendersi in aula in un pubblico dibattimento.
Un indagato, Alberto Saldarini, comasco di 54 anni, era invece uscito da tutte le questioni con una sentenza di «non luogo a procedere» perché riconosciuto anche dal pm titolare del fascicolo come estraneo alle contestazioni.
Ma sempre nella udienza di giovedì il gup aveva anche letto la prima sentenza di condanna in abbreviato alla pena di 2 anni per un romano di 76 anni, Gennaro Leone, presunto beneficiario di un pagamento distrattivo da 15 mila euro alla società di cui era consigliere delegato nel periodo in questione.
Prima della decisione relativa ai rinvii a giudizio, a parlare erano state tutte le difese che avevano criticato il fondamento dell’indagine, contestando il lavoro che era stato portato avanti dalle curatrici fallimentari nell’ambito di una vicenda controversa in cui tra l’altro lo stesso fallimento della casa da gioco – come detto – era stato revocato tanto che poi la stessa era stata ammessa al concordato.
Ora la palla si sposterà sul tavolo dei giudici del Collegio chiamati a pronunciarsi sulle 14 posizioni ancora aperte.
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