«Il bimbo stava soffocando. Ma non chiamatemi eroe»

Grandate Parla il pizzaiolo dell’Iper intervenuto per una caramella di traverso. E la mamma del piccolo: «Lo ringrazierò tutta la vita per quanto ha fatto»

Non vuole fare l’eroe, lo è e basta. E non ci tiene ad apparire, rifiutando con cortesia e determinazione la fotografia di prassi. Vuole semplicemente continuare a lavorare tra le teglie di pizze e focacce ed i colori e i profumi della pizzeria dell’Iper, luogo in cui Emanuele, 45 anni, uomo di bell’aspetto e di corporatura prestante, opera da anni. Quasi arrossendo, Emanuele riceve i complimenti di chi lo ha visto salvare un bimbo di 2 anni che lunedì, verso le 16, forse per colpa di una caramella andata per traverso ha rischiato di soffocare. Vicenda che “La Provincia” ha raccontato nell’edizione di mercoledì.

La ricostruzione

«Ho visto la mamma che si disperava – dice Emanuele, per tutti all’Iper è semplicemente Lele – lei e il bimbo erano nella galleria, poco oltre il bancone della pizzeria. Ho agito d’istinto. Sono corso da loro, la mamma disperata mi ha dato tra le braccia il piccolino, già prono, con il viso rivolto verso il pavimento. Gli ho dato due pacche interscapolari con fuga laterale, come insegnano quando spiegano il modo di liberare le vie aeree dei bambini. Il piccolo si è ripreso e poi sono arrivati gli altri uomini della sicurezza».

Emanuele sa di aver salvato un bambino, ma ci tiene a precisare che è una cosa spontanea e naturale quella di dare aiuto a chi ne ha bisogno. «Non sono tra coloro che sono stati formati dall’azienda per il primo soccorso – precisa – quello che ho fatto lo avevo imparato, non ho figli, non avevo fatto il corso specifico per le manovre di disostruzione pediatrica delle vie aeree. Insomma, non ho una preparazione specifica in materia. Di mia spontanea iniziativa avevo frequentato il corso BLS (sigla che sta per basic life support, supporto di base delle funzioni vitali, il corso che insegna a soccorrere i soggetti colpiti da arresto cardiaco improvviso mediante la rianimazione cardiopolmonare (RCP) e la defibrillazione precoce ndr), perché penso che le attrezzature come il defibrillatore non servono a nulla se in caso di emergenza nessuno è in grado di poterle utilizzare correttamente».

La manovra di Heimlich

Sapere come si fa dà un po’ di coraggio in più quando tra le mani ci passa la vita di un’altra persona, momenti di non facile gestione, soprattutto dell’emotività. Eppure Emanuele quel bimbo lo ha salvato con calma, pacatezza e con quel tanto di sangue freddo che ci vuole per fare la cosa giusta nel momento giusto.

Di sicuro, questo uomo è diventato un eroe per la mamma del piccolo che, attraverso i social de “La Provincia” ha voluto fargli arrivare un pensiero di riconoscenza per quanto fatto. «Ringrazierò per tutta la vita questo ragazzo che ha salvato mio figlio – ci ha scritto Stefania, la mamma del bambino – e colgo l’occasione per ringraziare anche Miriam, la cassiera a cui ho dato il mio bimbo prima di avere un mancamento. Loro sono gli angeli del mio bimbo. Grazie, grazie, grazie».

Svenimento

La mamma del bimbo dopo che Lele lo ha liberato dal corpo estraneo che lo stava facendo soffocare si era infatti resa conto del pericoloso corso. E dopo il trauma emotivo ha avuto un mancamento, sentendosi male e affidando il piccolo a Miriam. Fortunatamente tutto si è risolto, la mamma si è ripresa rapidamente e poi è uscita a prendere una boccata d’aria. Ma non dimenticherà mai Lele e chi all’Iper ha aiutato il suo bambino. Per Lele, che continua ad arrossire davanti ai complimenti dei clienti più espansivi e agli sguardi curiosi degli altri, oggi è un altro giorno pieno di pizze e di focacce. Perché anche gli eroi, finito il proprio compito, hanno un lavoro da fare.

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