Il prestanome dei delinquenti. È proprietario di settanta auto

L’inchiesta Dopo la rapina a una donna i carabinieri scoprono false intestazioni di vetture. Il titolare indagato per falso

Quando, nell’ottobre di due anni fa, una donna, appena rapinata da due uomini in un distributore di benzina, si annota la targa dell’auto usata dai malviventi per fuggire, i carabinieri hanno subito capito che risalire ai responsabili del colpo non sarebbe stato così agevole. Perché il proprietario di quella vettura è risultato essere un uomo che ne aveva altre cinquanta. Ad oggi quello stesso uomo risulta proprietario di ben 69 veicoli. E per questo motivo la Procura di Como ha deciso di contestargli il reato di falso.

La guerra contro i prestanome che accettano di farsi intestare auto che magari non hanno neppure mai visto, ma che servono ai delinquenti per commettere reati, passa anche dalle indagini della Procura e dalla contestazione di reati di falso. Anche perché non esiste un automatismo che consenta di bloccare, prima che sia troppo tardi, l’intestazione seriale di veicoli.

Sotto indagine si trova un comasco, tale Giuseppe Trifino, 51 anni residente a Fino Mornasco. Tra il luglio del 2017 e lo scorso anno stando al registro delle immatricolazioni delle auto l’uomo avrebbe completato una collezione di ben 69 veicoli: Audi, Punto, Dodge, Alfa Romeo, Nissan, Mercedes, pure una Jaguar e una Citroen C4, ovvero quella che nell’ottobre di due anni fa ha permesso a due rapinatori di aggredire e derubare la donna al distributore di benzina nel Comasco.

La piaga dei prestanome che si fanno intestare auto - quasi sempre dietro a compensi pressoché risibili - è nota alle forze di polizia. Ormai per commettere reati non c’è più bisogno di procedere al furto di veicoli da usare per furti o rapine o altre imprese delinquenziali. Basta trovare qualcuno a cui non dispiace incassare qualche decina di euro in cambio di una firma, un nome e un documento d’identità. Le conseguenze sono note: pirati della strada introvabili che restano impuniti, rapine senza soluzione investigativa e, in generale, possibilità di colpire e farla franca. Tutto con il permesso di una normativa che obbliga a intervenire quando, ormai, è troppo tardi.

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