La Croce Rossa è ufficialmente «in stato di crisi». Adesso il futuro è a rischio

Comitato di Como La società di revisione boccia il bilancio e scrive ai creditori: non c’è la continuità aziendale. Debiti per circa sette milioni. Con simili conti una società privata dovrebbe portare i libri contabili in Tribunale

Il Comitato di Como della Croce Rossa è ufficialmente in stato di crisi. A certificarlo è la società di revisione incaricata di valutare il bilancio dell’associazione di via Italia Libera, che in una nota ufficiale inviata ai creditori ha messo nero su bianco «che l’associazione si trova in uno stato di crisi» e che, soprattutto, «manca del presupposto della continuità aziendale».

Se un simile documento riguardasse una società privata, la logica conseguenza sarebbe soltanto una: portare i libri contabili in Tribunale e sperare in un concordato preventivo, per evitare il fallimento. I comitati territoriali della Croce Rossa Italia, in quanto ente pubblico non economico, non sono però soggetti alle norme fallimentari. Ma, certo, l’assenza di continuità aziendale mette seriamente a rischio il futuro del Comitato comasco.

La continuità aziendale è - in sintesi - il presupposto imprescindibile alla predisposizione del bilancio. Se viene a mancare, gli amministratori sono costretti a cercare gli strumenti che consentano di far fronte allo stato di crisi. Che, per la Croce Rossa comasca, ha un’origine ben definita: la dispendiosa gestione dell’ex commissario straordinario - prima - e presidente - poi - Matteo Fois. Il quale tra il 2016 e il 2019 si è lanciato in affari immobiliari e spese che hanno messo in ginocchio i conti del comitato di via Italia Libera.

Lo scorso anno il bilancio era stato chiuso con debiti per oltre 8 milioni di euro. E la situazione, 365 giorni dopo, non sembra cambiata un granché. Si parla comunque di debiti per circa sette milioni, a fronte di un bilancio di esercizio che lo scorso anno - dopo anni di rosso - ha faticato a chiudere quasi in pareggio, con entrate e uscite che si attestavano poco oltre i 3 milioni l’anno.

Nell’ultima riunione con i dipendenti il commissario straordinario inviato ad ottobre da Roma Alberto Piacentini aveva parlato di circa cinque milioni di euro di debiti che gravano sui bilanci del comitato di Como, Lipomo e della Valle d’Intelvi. Una cifra che non tiene conto, però, del milione e seicentomila euro di debiti verso il Comitato nazionale, che si era fatto garante di anticipare i soldi dovuti ai comitati territoriali comaschi che si erano visti “scippati” degli introiti dei servizi di emergenza per conto di Areu, che durante la gestione Fois il Comitato di Como teneva in parte per sé.

Lo stesso commissario straordinario aveva anche parlato di perdite mensili che proseguono al ritmo di oltre 50mila euro al mese.

Come detto l’associazione di via Italia Libera è stata portata sull’orlo del baratro dalla gestione Fois, poi commissariata non senza conseguenze legali a carico dei vertici. Nel corso degli ultimi tre anni si è cercato di spalmare i debiti, di vendere le sedi, di ripartire da capo dividendo il Comitato in tre diverse sezioni. Soluzioni che però, ad oggi, non hanno risolto il grave dissesto. E dunque eccoci all’annuncio formale dello stato di crisi. Un passo che, per la verità, dipendenti e volontari da tempo immaginavano ormai come obbligato. Dopotutto a fine anno, sempre durante la riunione con i dipendenti, Piacentini aveva detto chiaramente che i debiti della Croce rossa di Como sono troppi e che è impossibile pensare ad un normale piano di rientro.

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