La direttrice della scuola dove ha studiato Giulia: «Siamo sconvolti. Era coraggiosa e piena di sogni»

Cernobbio La giovane uccisa a Senago aveva studiato allo Iath: «Aveva un sacco di sogni». Tutti i retroscena del femminicidio

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Tra il 2019 e il 2021 Giulia Tramontano, la 29enne campana uccisa dal fidanzato a Senago, ha studiato sul lago di Como. «Frequentava da noi il percorso di alta formazione manageriale per il turismo e l’accoglienza – spiega la direttrice, Anita Longo – è stata con noi durante gli anni della pandemia, si era trasferita a Cernobbio dalla Campania. Visto l’isolamento è uno dei gruppi di studenti che di più abbiamo seguito e aiutato. Giulia era una ragazza coraggiosa, volitiva, con un sacco di sogni tutti da inseguire. Abbiamo saputo della sua tragica scomparsa da comuni amici conosciuti durante gli studi. Sto sentendo ancora adesso al telefono ragazzi e docenti, sono tutti sconvolti e affranti».

Lo stesso segretario generale di Iath Alessandro Mele dice di essere «sconvolto da una notizia davvero drammatica che ci ha riempito di sconforto». Giulia amava il lago, era tra i suoi panorami preferiti.

«Fa rabbia – dice ancora Longo – un femminicidio così vigliacco, efferato, ai danni di una giovane nel fiore dei suoi anni, incinta. Non oso immaginare al dolore della famiglia, a cui siamo molto vicini e che vorremmo sostenere»». Giulia dopo aver studiato a Cernobbio è poi entrata nel mondo del lavoro. «Era interessata a molti e diversi temi – racconta la direttrice dell’accademia – una dote mostrata anche durante gli stage, dopo le lezioni. Dopo averci salutato lavorava nel campo immobiliare. Era sicuramente una ragazza in gamba, pronta ad impegnarsi e determinata a conquistare ciò che voleva. Davvero siamo molto colpiti, non avremmo mai voluto leggere una notizia tanto sconcertante».

L’inchiesta sul delitto di Giulia

«Mentre veniva verso la sala con il coltello che stava usando per i pomodori, ha iniziato a procurarsi dei tagli sulle braccia (...) mi diceva che non voleva più vivere (...) si era già inferta qualche colpo all’altezza del collo e io arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto anche io tre o quattro colpi all’altezza del collo». Così Alessandro Impagnatiello ha confessato l’omicidio della fidanzata incinta Giulia Tramontano. Una confessione che, a parte l’ammissione sull’omicidio, presenta per gli stessi inquirenti molti punti ancora da chiarire.

Dopo averla accoltellata, il barman di Milano avrebbe tenuto nascosto il corpo di Giulia prima in un «box», dove ha tentato di bruciarlo con della benzina, poi in una “cantina» e infine nel «bagagliaio» della sua auto «fino alla notte di mercoledì quando decido di gettarlo, intorno alle ore 2.30 del mercoledì in quel posto che già conoscevo dove poi è stato rivenuto», la scorsa notte.

I messaggi del giorno del delitto

Queste le sequenze degli ultimi tragici giorni del femminicidio di Senago. Il 27 maggio scorso la Tramontano fissa l’appuntamento con l’altra ragazza frequentata da Impagnatiello, un incontro chiarificatore al bar Armani di Milano al quale avrebbe dovuto partecipare anche l’uomo. «Sono in metro. Ti avviso! Non ti muovere da la. Non ti muovere che non faccio doppia strada!», gli scrive alle 16.21 mentre sta raggiungendo il bar dove Impagnatiello lavora e dove ha conosciuto la sua amante. L’uomo però esce prima dal lavoro e all’appuntamento Giulia incontra solo l’altra donna.

Alle 18.26 gli scrive di nuovo: «Sono curiosa di sapere cosa ti inventerai ora. E gran pezzo di m… che non sei altro, quella è casa MIA e tu non devi farci entrare nessuno, hai capito?!... Hai fallito nella vita. Due figli con 2 madri diverse...».

Due minuti dopo: «Sto tornando a casa, fatti trovare». Dopo questo ultimo messaggio non risultano più invii da parte del cellulare di Giulia verso l’utenza dell’indagato, ma sono invece presenti numerosissimi messaggi inviati dallo stesso all’utenza della vittima, tutti senza risposta. Uno dei tanti tentativi di depistaggio falliti.

Tra i tanti passi falsi di Alessandro Impagnatiello ci sono le ricerche al cellulare per capire come disfarsi di un corpo, come cancellare tracce di sangue ma anche gli aggiornamenti sul caso della sua compagna Giulia Tramontano e su Alberto Stasi in carcere. E’ quanto emerge dal fermo firmato dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dal sostituto Alessia Menegazzo, che contestano all’uomo omicidio aggravato, soppressione di cadavere e procurata interruzione della gravidanza.

Il 26 maggio, il giorno precedente all’omicidio, cerca “disconnettere dispositivi whatsapp web» e «Alberto Stasi bollate». Il 27 maggio, poco prima che la donna tornasse a casa e venisse uccisa, cerca «ceramica bruciata vasca da bagno». Una ricerca necessaria per compiere il suo piano di distruzione del cadavere nella loro vasca utilizzando dell’alcol.

Il 29 maggio, per tutto il giorno, cerca: «ragazza ritrovata dopo 23 anni», «giulia tramontano scomparsa», «scomparsa allontanamento volontario», «valigie vecchie». Il 30 maggio, alle 15.54 cerca «giornalisti fuori casa» e «via moscova 19 rilascio auto», il civico del comando provinciale dei carabinieri di Milano.

Il 31 maggio, dalle 11.04 alle 11.05 cerca: «rimuovere macchie di sudore, di candeggina, di olio, di ruggine, di sangue, di erba». Proprio in quei minuti gli investigatori stavano effettuando i rilievi sulla sua autovettura.

L’altra donna

L’altra donna che aveva una relazione con Alessandro Impagnatiello si era «preoccupata» con lui perché non riusciva a contattare Giulia Tramontano e la sera di sabato, verso le 23.30, quando la 29enne era già morta, l’uomo le avrebbe detto prima che «si trovava a letto a dormire” e poi che «non era in casa in quanto avrebbe passato la notte da un’amica». Lo si legge nel decreto di fermo dei pm a carico del 30enne.

«Gli ho chiesto di farmi vedere se effettivamente in casa non ci fosse Giulia (con una videochiamata, ndr) e lui con il telefono ha ripreso solo la camera da letto ed il soggiorno ove effettivamente non vi era la presenza di Giulia», ha messo a verbale la teste, che ha raccontato anche di quando quel pomeriggio di sabato lei e Giulia si sono «confidate e abbiamo convenuto che Alessandro ci avesse mentito a entrambe». Quando Giulia era già morta dal suo telefono arrivarono, scritti da Impagnatiello, una serie di messaggi all’altra donna, tra le 20.30 circa e le 21.52, con scritto «non sono stata pienamente sincera con te», «io ti ringrazio ma lasciami in pace ora», «ho le mie faccende a cui devo badare». La donna le aveva scritto alle 20.29 per chiederle se fosse «tutto ok» quando era rientrata a casa a Senago e dopo le 22 le aveva mandato anche un altro messaggio: «Voglio sapere solo che stai bene». Così non era.

La domenica, ha messo a verbale ancora la teste, ha incontrato «Alessandro sul luogo di lavoro» e ha notato “fuoriuscire dallo zaino del lavoro» di lui «dei guanti in lattice di colore azzurro».

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