«Noi, dall’Argentina a Lipomo». Seguendo le orme del bisnonno

Abbondio Noseda era emigrato nel 1868 con la moglie Luigia. E i suoi eredi hanno voluto scoprire la terra di origine: ricevuti dal sindaco

Lipomo

Molte famiglie argentine stanno tornando in Italia, spinte dal desiderio di riscoprire le proprie radici e visitare i luoghi di origine dei bisnonni. Questi viaggi sono spesso motivati anche dalla ricerca di una migliore opportunità e dal desiderio di riallacciare i legami con la terra d’origine e i parenti lontani.

Anche una famiglia che vive in Argentina, ma che ha antiche origini lipomesi, è venuta per la prima volta in Italia con il desiderio di conoscere il paese del proprio bisnonno Abbondio Noseda, emigrato nel 1868, a pochi anni dall’unità d’Italia, nel lontano Sudamerica in cerca di fortuna, assieme alla moglie Luigia Albonico, originaria di Montorfano, divenendo il primo colono di “Emilia”, una comunità tutta italiana, nella provincia di Santa Fé, costituita da una settantina di famiglie, tutte partite assieme con un piroscafo da Genova.

Ad accogliere la famiglia nella sala del municipio di via Cantaluppi, per dare loro il benvenuto e fare gli onori di casa a Richard Noseda (54 anni), alla moglie Beatriz Ludueña (51 anni) e ai figli Pilar Isabel (18 anni) e Renzo Daniel (16 anni) c’era il loro sindaco Alessio Cantaluppi. Si perché il papà e i due figli, pur essendo nati in Argentina, hanno la doppia cittadinanza e sono iscritti nei registri anagrafici del comune di Lipomo.

Richard, attraverso ricordi, documentati da vecchie foto, ha fatto un excursus del passato che annovera una famiglia molto numerosa. il suo bisnonno Abbondio fu battezzato nella chiesa di San Vito e Modesto e Luigia in quella di San Giovanni Evangelista di Montorfano dove in quest’ultima venne celebrato il loro matrimonio da padre Francesco Maesani il 4 marzo 1861. Gli sposi erano entrambi minorenni. Dalla loro unione nacquero otto figli, tre sposati in Italia e cinque in Argentina, tutti con figli e nipoti. Con il giovane Renzo Daniel, qui presente, siamo alla sesta generazione.

Agli inizi gli immigranti arrivati in Argentina dovettero affrontare giorni di grandi sacrifici poiché si stabilirono nel cuore della foresta di Santa Fé. Il lavoro di disboscamento era molto difficile e con la materia prima del legno producevano carbone che vendevano in città a circa 60 km. di distanza. «Una volta – ricorda Richard – il bisnonno dovette nascondersi in cima ad albero di carrubo per evitare di essere visto da un gruppo di indiani che si aggirava in zona».

Poi dopo aver ottenuto i primi appezzamenti di terreno vergine, Abbondio seminò il grano con scarsi rendimenti poiché la siccità e i parassiti ne impedivano lo sviluppo. Non si perse d’animo e riuscì ben presto ad organizzare la sua fattoria allevando anche del bestiame per avere un maggior guadagno. L’uomo e la moglie erano molto religiosi, tant’è che regalarono al parroco del posto, anche lui immigrato italiano, un pezzo di terreno dove costruire una chiesa per la comunità, che tuttora esiste.

Attualmente la famiglia di Richard Noseda vive in una casa costruita sullo stesso terreno che era del bisnonno, proprio alle spalle della chiesa. «È stato un piacere incontrare queste persone, conoscere la storia della loro famiglia ed apprezzare l’interesse che hanno per approfondire la conoscenza della loro origine» ha commentato il sindaco.

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