Nuova vita in Norvegia: «Tornare in Italia?Qui mi pagano il doppio»

Luisago Giulia Cosentino è a Trondheim dal 2020: «Ero partita per fare il dottorato, poi mi sono fermata. C’è una cultura più rispettosa del mondo del lavoro»

«In Norvegia sono pagata il doppio, vivo senza stress e ogni giorno mi sento valorizzata per quello che faccio. Tornare in Italia? Non ci penso proprio».

Giulia Cosentino ha trent’anni e dal 2020 vive nel paese scandinavo. Si era trasferita lì per fare il dottorato in informatica, ma ora che ha quasi completato il percorso lungo quattro anni è motivata a rimanerci. A Luisago, dove è nata e cresciuta, ha la famiglia e gli amici, ma sente che il suo posto non è in Italia.

«Ho frequentato il Politecnico di Milano, poi si è presentata la possibilità di fare il dottorato lì o in Norvegia, così sono partita - racconta la ragazza, che dopo le vacanze di Natale passate a Luisago ha già la valigia pronta -. Non sapevo cosa mi aspettasse, tra l’altro era il periodo del Covid. Potevo passeggiare all’aperto, ma non andare in università all’inizio. Mi sono innamorata della città, Trondheim, dove c’è la più grande università tecnologica della Norvegia, la NTNU. Ho deciso di rimanere per fare lì la mia ricerca, focalizzata sulle nuove tecnologie per l’apprendimento».

Meno stress

Tanti i motivi che l’hanno spinta a restare. «Lì non sei considerato studente, ma lavoratore assunto come chiunque altro, già lo status sociale cambia – aggiunge Giulia -. Il discorso economico ha il suo peso. Se fossi rimasta a Milano, con quello che costano gli affitti e quello che sarebbe stato il mio compenso, avrei avuto una vita difficile. Quando finisci gli studi e hai 27 anni, ritrovarti a condividere una stanza con altre persone perché da sola ti costerebbe dai 700 euro in su, non è il massimo. La Norvegia poi mi ha dato la sensazione di tranquillità e pace e quindi alla fine mi sono decisa a fare questa esperienza nuova. Credo di aver fatto la scelta giusta, sono soddisfatta anche per gli orari lavorativi. Loro tengono tantissimo alla famiglia, dopo le 16.30 non c’è più nessuno in ufficio: c’è tutta una cultura che qui un po’ manca».

Il lavoro del dottorando è abbastanza flessibile e, soprattutto, ci si sente valorizzati. «Il mio professore non mi ha mai dato nessun compito che fosse al di fuori delle mie competenze di ricercatrice - aggiunge ancora la donna -. Il concetto di sfruttamento là non esiste. Si vive bene, io prendo il doppio di quello che avrei preso in Italia. Se ora andassi a lavorare in una compagnia norvegese, tra l’altro, prenderei ancora il 40% in più. Sono molto felice della scelta, economicamente e socialmente mi trovo bene. Ho imparato anche ad apprezzare la natura: mi è piaciuto molto questo modo di vivere, non mi stresso».

«Resto nel Nord dell’Europa»

E alla domanda se, in un futuro, pensa di tornare in Italia: «No. Non so se starò in Norvegia, ma di sicuro sopra il Danubio – conclude con un sorriso la giovane Giulia Cosentino - Per come si vive, si lavora, mi ha fatto stare bene. Non vedo la mia vita in Italia».

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