Nuova Zelanda, Inghilterra, Svizzera e ora anche a Como: gli attivisti in piazza Verdi per Julian Assange

La storia Un australiano condannato al carcere con richiesta di estradizione negli USA per aver diffuso documenti sensibili sulla guerra in Afghanista: oggi a Como hanno raccontato la sua storia un’attivista comasca, Lorena Corrias, e un attivista arrivato dalla Nuova Zelanda, Matt Ó Branáin

Per Lorena Corrias, giovane comasca di Montano Lucino, tutto inizia da una trasmissione di Presa Diretta: «Raccontarono la storia di Julian Assange, io fino a quel momento non ne sapevo niente - dice mentre salta giù da una sedia in piazza Verdi, a Como - mi è sembrato incredibile che qualcuno potesse essere incarcerato per aver svolto la propria professione e aver detto la verità... e di tutti i posti poi a Londra!».

Gli attivisti a Como: «Abbiamo una storia da raccontare»

Lo ha spiegato oggi, 10 dicembre giornata mondiale dei Diritti Umani designata dall’ONU, dietro il Duomo di Como, dove si riunita con diversi attivisti che insieme a lei hanno realizzato una breve azione dimostrativa per diffondere la storia del giornalista australiano, fondatore del sito di intelligence WikiLeaks, ora incarcerato a Londra. Una figura enigmatica la cui storia si è diffusa in tutto il mondo quando ha diffuso a tre quotidiani ben 92mila informazioni e documenti riservati sulle operazioni militari statunitensi in Afghanista, classificandole come crimini di guerra. La sua storia è stata raccontata un po’ ovunque, finendo anche sul New Yorker, dove la giornalista Rakki Khatchadourian, dopo averlo incontrato, ha scritto: «Nonostante le sue dichiarazioni sul giornalismo scientifico, Assange mi ha chiaramente detto che la sua missione è di portare alla luce le ingiustizie, non raccontare storie in modo imparziale».

Assange: la pubblicazione di documenti segreti e la richiesta di estradizione negli Usa

Una missione che gli è costata cara: era il 2010 quando WikiLeaks diffuse quei documenti riservati e nel 2019 l’ideatore del sito, Assange per l’appunto, è stato incarcerato presso la prigione di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, vicino a Londra. Tra le motivazioni dell’arresto e della condanna anche una richiesta di estradizione fatta proprio dagli Stati Uniti d’America, che lo hanno accusato di cospirazione e spionaggio. Il relatore dell’ONU sulla tortura, Nils Melzer, si è attivato nel novembre del 2019 per chiedere che Assange fosse rilasciato e la sua estradizione negata, sostenuto dal Consiglio d’Europa, ma l’ordine formale di estradizione negli USA è stato emesso lo scorso aprile da parte della Westminster Magistrates’ Court, segnando il destino di Assange.

Ma tutto questo cosa c’entra con Como? A raccontarlo è proprio l’attivista Lorena Corrias che oggi si è trovata in piazza Verdi con Matt Ó Branáin, neozelandese di 42 anni, musicista e celebre sostenitore di Julian Assange. I due si sono incontrati dapprima sui social - dove il sostegno per Assange ha fatto il giro del mondo tramite iniziative diventate virali - e poi a Londra, questo ottobre, quando un migliaio di persone hanno formato una catena umana attorno al Parlamento britannico per chiedere il rilascio del fondatore di WikiLeaks.

Dalla Nuova Zelanda a Como

Matt Ó Branáin sta girando in queste settimane diverse città europee per diffondere questa storia, un percorso che lo ha portato anche qui, a Como, a 19 mila chilometri da casa sua: «Sono venuto fino in Europa per testimoniare la storia di Julian perché non posso credere che un giornalista sia in carcere per aver raccontato dei fatti in un paese democratico, dove peraltro sono nato, il Regno Unito», ha raccontato Ó Branáin che durante il pomeriggio di oggi ha avuto anche modo di confrontarsi con alcuni curiosi cittadini.

L’azione svolta oggi a Como, come spiega Lorena Corrias, consisteva nel dare ai cittadini comaschi, dopo aver ascoltato la storia di Julian Assange, la possibilità di salire sulle sedie per guardare il mondo da un’altra prospettiva. «Ci siamo ispirati a un’opera di Davide Dormino, un artista italiano, intitolata “Anything to say, perché crediamo che non si possa stare in silenzio di fronte a questa ingiustizia. Siamo contenti di essere qui a raccontare questa storia ai comaschi».

Corrias, con la stessa tuta arancione da prigioniero che indossava oggi in piazza Verdi, ormai da agosto“s’incarcera” in una minuscola cella di sabato pomeriggio, per ricordare ai passanti le angherie alle quali è sottoposto Assange.

L’attivista neozelandese Matt Ó Branáin e la comasca Lorena Corrias per Julian Assange in Piazza Verdi. Video di Toppi Martina

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