San Fermo e il caso del defibrillatore scarico: la Procura apre l’inchiesta

Il Comune aveva la responsabilità della sua manutenzione. Disposta l’autopsia per comprendere se la vittima poteva essere salvata

San Fermo

Francesco Ceramella poteva essere salvato, se il defibrillatore di San Fermo non fosse stato scarico? È la domanda alla quale dovrà rispondere il medico legale che, lunedì prossimo, riceverà l’incarico per eseguire l’autopsia sull’uomo vittima di un malore mentre si trovava nella farmacia di Cavallasca. Ed è una domanda non così banale, perché la risposta sarà lo spartiacque per valutare se vi siano o meno responsabilità nella sua morte.

La Procura di Como ha infatti aperto un fascicolo d’indagine ed ha già disposto l’acquisizione, eseguita dai carabinieri della stazione di Rebbio, di tutta la documentazione inerente l’acquisto e la manutenzione del defibrillatore salva-vita che, martedì scorso, non ha funzionato quando la farmacia di Cavallasca ha tentato di usarlo per soccorrere un cliente colto da infarto.

Tra la documentazione acquisita presso il Comune di San Fermo, anche i documenti degli ultimi due anni sulla manutenzione dei defibrillatori. Il primo del giugno 2023 con il quale il Comune si fa carico della manutenzione dell’apparecchio Dae di piazza Garibaldi a Cavallasca; il secondo del 3 aprile scorso, meno di un mese fa, quando la ditta incaricata ha attestato l’intervento di manutenzione di cinque defibrillatori di proprietà del Comune sul suo territorio. Un elenco dal quale non risulta l’apparecchiatura posizionata a Cavallasca.

Acquistato attraverso una raccolta fondi durante la “Festa agricola” del 2018, il Dae è stato installato in piazza Garibaldi a Cavallasca nella primavera dell’anno dopo. Da allora sono stati effettuati due interventi di manutenzione il 2021 e il 2023, quest’ultimo con installazione di una batteria e la sostituzione degli elettrodi. Ma quando, un mese fa, c’è stato un nuovo intervento di manutenzione per i defibrillatori comunali di San Fermo, quello di Cavallasca è stato dimenticato.

Come documentato da La Provincia, peraltro, l’apparecchio sotto accusa non risulta neppure essere nell’elenco di quelli ufficiali della rete di Areu. Ma alla farmacia di Cavallasca sapevano molto bene dell’esistenza del Dae e così, martedì, quando il cliente si è sentito male sono subito corsi a prenderlo. Scoprendo, però, che non funzionava.

Da qui l’inchiesta della Procura. I funerali di Ceramella, autista di bus della Asf noto per essere l’ideatore della Scuola di Motociclismo di Como a Grandate, non sono ancora stati fissati. Prima si dovrà effettuare l’autopsia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA