La tecnologia come strumento per abbattere le barriere: la Casa di Ale ha aperto le porte

Villa Guardia Inaugurata l’abitazione che permetterà al bambino di essere più autonomo. Il papà Marco: «Il mio sogno è che questo sia il primo di tanti progetti che aiutino le famiglie»

Poco più di due anni dalla presentazione di un progetto unico che fa dell’inclusione, del fare squadra, di libertà e autonomia le sue parole chiave.

La Casa di Ale è il luogo dove Alessandro Meroni, 11 anni, vive da poco con la sua famiglia: papà Marco, mamma Angela e Gaia di 9 anni, in una casa in cui l’architettura e la tecnologia lo fanno essere sicuro ed autonomo, malgrado il fatto che da quando aveva 4 anni, dopo l’attacco di un virus, EV-D68, si è ammalato di AFM, mielite acuta flaccida, primo caso ufficiale in Italia. Da allora, le sue giornate sono condizionate da una speciale carrozzina (la carrozza, come la chiama lui) e da un ventilatore per respirare.

Il progetto de La Casa di Ale era stato presentato in Regione il 19 gennaio di 2 anni fa, oggi la casa in località Chiavette, in mezzo al verde e disposta su un solo piano, è realtà. Lì Ale si muove liberamente, entra da solo in casa aprendo la porta d’ingresso e tutte le porte con i comandi, può accendere le luci, abbassare le tapparelle, le zanzariere con i messaggi vocali ad Alexa, può girare per casa senza barriere, gira per le stanze, non è così scontato con una carrozzina così speciale, può giocare a bocce nel verde del suo giardino.

Mielite acuta flaccida

È proprio Ale a spiegare come funziona casa sua, una casa le cui porte sono state aperte per far conoscere a tutti le possibilità che ci possono essere per chi, seppur fragile, con l’aiuto di tanti, può trovare serenità e felicità.

La sua camera, centro nevralgico della casa, è collegata alla cucina e alla camera dei genitori e sul soffitto c’è una guida per lui importante, è quella del sollevatore a soffitto, (fornito da Miltecho), ora c’è sia in atrio, sia in camera ed arriva fino in bagno, «prima non ci entrava in casa - dice Ale - ho voluto un muro giallo in camera, qui ho tutti i libri di Geronimo Stilton. Poi c’è un armadio con i vestiti, uno con le cose mediche che mi servono: qui c’è il ventilatore, la macchina della tosse, la fisiologica, l’aspiratore».

Con il braccio elettronico sul tavolo nella sala da pranzo, parte del grande open space della zona giorno della casa, Ale può mangiare da solo la pizza. «La casa di Ale è il risultato di un progetto di condivisione del know how a disposizione di tutti – dice Marco Meroni, papà di Ale, ideatore del progetto che, con la moglie Angela, non si sono mai arresi per poter far vivere Ale con la maggiore libertà possibile – questa è una concept house, ma vuole essere un living lab in cui provare nuove tecnologie. Il risultato è un esempio virtuoso di una realtà comunale e di tanti partner che hanno sostenuto il progetto. Il mio sogno è che questo sia il primo di tanti progetti che portano aiuto alle famiglie che affrontano una situazione così difficile».

Le collaborazioni

Cuore e tecnologia per sostenere la disabilità, La Casa di Ale è nata anche grazie a 14 partner, citati su un pannello messo sulla porta di casa. «C’è stato l’aiuto di molti – precisa Valerio Perroni, sindaco di Villa Guardia – malgrado non ci siano fondi specifici per la domotica a supporto della disabilità».

«È un progetto innovativo e bellissimo – ha detto l’assessore regionale Alessandro Fermi che vide nascere questo progetto da presidente del consiglio regionale – incredibile il coraggio, la determinazione e la forza di Marco, sua moglie e dei ragazzi, questa casa servirà ad Ale, ma non è finalizzata solo a lui».

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