Solidarietà, ascolto, umanità. Voci amiche venute dal freddo

Oltre i pregiudizi Sono circa 200 i volontari impegnati nel progetto di accoglienza diffusa. Per molti di loro una scoperta che ha lasciato il segno: «Prezioso ascoltare le storie degli altri»

All’apparenza potrebbe sembrare solo un luogo dove passare la notte, in cui recarsi stanchi e sprofondare nel cuscino, sotto calde lenzuola, al riparo dal gelo. Il “Piano Freddo”, però, pur nascendo con lo scopo principale di dare un riparo alle persone senza dimora nel periodo invernale, è molto di più. Nelle parrocchie protagoniste dell’accoglienza diffusa del “Progetto Betlemme”, nel dormitorio femminile di via Napoleona e in quello alla ex caserma di via Borgovico, si sprigiona un calore che va ben oltre quello delle coperte e dei termosifoni delle strutture: quello dei legami, delle relazioni umane, dell’esserci per l’altro.

È proprio questo aspetto che funge da propulsore per i circa 200 volontari coinvolti e che li spinge a mettere a disposizione il proprio tempo in un’attività in grado, alla fine, di lasciare tanto anche a ognuno di loro.

La capacità di ascoltare

«Faccio questa esperienza da quattro anni - racconta Chiara Migliorin, 31 anni, una delle volontarie in via Borgovico - Ho iniziato per caso, perché volevo fare qualcosa per gli altri, e non ho più smesso. Due lunedì al mese, dalle 19.30 alle 22, faccio parte di un gruppo che si occupa di fare accoglienza in struttura. Sono addetta all’area bar: preparo il caffé, il tè o la camomilla, ma la parte più bella è scambiare qualche parola con gli ospiti».

È proprio il conoscerli, l’andare oltre i pregiudizi e scoprirli come esseri umani che dà la spinta per tornare settimana dopo settimana, anno dopo anno, con la stessa voglia di lasciarsi sorprendere e interrogare, per poi rientrare a casa con qualche insegnamento in più.

«È l’incontro ciò che mi spinge a proseguire - ammette Migliorin - Molti di loro amano fermarsi a giocare a carte e a chiacchierare, prima di andare a letto. Raccontano le proprie storie, spesso non semplici da gestire. La prima cosa che si sviluppa credo sia una maggiore empatia, la capacità di ascoltare e di mettersi nei panni degli altri. Poi, però, c’è anche tanto su cui riflettere. Nonostante le situazioni difficili, nella maggior parte dei casi, c’è la voglia di sorridere. Vista la loro condizione sarebbe comprensibile una chiusura in se stessi, e invece riescono a gioire per ciò che hanno. Questo mi fa pensare che, al di là del posto caldo, siano felici di essere parte di qualcosa, della coesione che si crea in struttura».

La sveglia suona presto

Una condivisione che non si ferma, tuttavia, alle due ore e mezza di accoglienza. Terminato il turno, c’è anche chi si ferma a passare la notte insieme agli ospiti, dormendo con loro e prestando assistenza in caso di necessità. La sveglia suona presto, perché alle 7, prima che i volontari vadano al lavoro, l’ex caserma viene liberata, ma la notte con le persone senza dimora è in grado di regalare emozioni e spunti di riflessione. Ne è bastata una sola a Giuseppe Bianchi, 19enne volontario della Croce Rossa di Cermenate, per scoprire una realtà a cui non si era mai approcciato.

«Per me è stata una scoperta - rivela - È stata l’opportunità per conoscere un lato della nostra città in cui, altrimenti, difficilmente mi sarei imbattuto. La notte, in sé, non è stata diversa dalle altre, non mi sono sentito a disagio. La differenza l’hanno fatta le relazioni instaurate prima di andare a dormire. Ascoltare le storie degli ospiti è stato prezioso. Ho imparato che nella vita non bisogna mai dare niente per scontato. Ognuno di noi può trovarsi in una situazione difficile ed è importante non restare indifferenti, mettersi in gioco e dare una mano. Nel Piano Freddo ci sono tante persone che mettono a disposizione il proprio tempo e l’organizzazione è davvero incredibile». E anche quest’anno, grazie al cuore d’oro di tanti volontari, a Como, tante persone hanno trovato una “casa” per l’inverno, dove casa non significa abitazione, ma luogo in cui le persone si prendono cura le une delle altre.

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