L’export delle armi è in crescita
Merito dei Mondiali di calcio

La storia Oltre 117 milioni di franchi in materiale bellico nel Quatar, acquistati per vegliare sugli stadi che ospiteranno la competizione iridata

La Svizzera aumenta l’export del materiale bellico. Anche per vegliare sui Mondiali del Qatar.

L’ultimo report rivela infatti che nella prima metà del 2022 le imprese svizzere hanno esportato materiale bellico con l’autorizzazione della segreteria di Stato dell’economia per un totale di 516,6 milioni di franchi.

Ciò implica un aumento di 159,8 milioni di franchi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: da 356,8 a 516,6 milioni di franchi appunto. Un incremento che si lega ad alcune grandi transazioni, viene sottolineato: «L’esperienza mostra che le esportazioni di materiale bellico sono soggette a forti oscillazioni».

La top five

Ecco allora la top five degli acquirenti: il Qatar, che ha ricevuto materiale per un valore di 117,5 milioni di franchi, poi Danimarca con 101,7 milioni, Arabia Saudita con 54,4 milioni, Germania con 47,7 milioni e Botswana con 33,1 milioni.

È proprio il Qatar rappresenta l’esempio più curioso. Qui sono stati infatti esportati principalmente sistemi di difesa antiaerea. L’obiettivo è proteggere gli stadi durante i Mondiali di calcio che si svolgeranno a partire dal 21 novembre 2022. C’è bisogno di garantire massima sicurezza e si è provveduto a bussare appunto alle aziende svizzere.

Danimarca e Botwsana

In Danimarca e Botswana, invece, sono stati esportati in particolare veicoli blindati del tipo Piranha e in Germania soprattutto munizioni, componenti per veicoli blindati, pezzi di ricambio per sistemi di difesa antiaerea oltre ad armi da fuoco portatili e armi corte. Una curiosità sul terzo partner, sottoposto però a limitazioni: «Dal 2016 non vengono più autorizzate esportazioni in Arabia Saudita di materiale bellico per il quale sussiste un rischio elevato che possa essere impiegato nel conflitto in corso nello Yemen. Le esportazioni in Arabia Saudita comprendono da allora, e anche quest’anno, esclusivamente ricambi e munizioni per sistemi di difesa antiaerea».

C’è poi una precisazione sul conflitto in Ucraina. Una decisione adottata dal Consiglio federale: «Sulla base del principio di parità di trattamento previsto dal diritto della neutralità e della legge sul materiale bellico (LMB), le esportazioni di materiale bellico in Ucraina dalla Svizzera non possono in linea di massima essere autorizzate. Questo vale anche per le esportazioni tramite Paesi terzi». La legge prevede la chance però per le aziende elvetiche di partecipare alle catene del valore internazionali dell’industria degli armamenti.

«Il 3 giugno il Consiglio federale ha pertanto deciso che le forniture di componenti e assemblaggi restano possibili senza ulteriori limitazioni purché il loro valore rispetto al materiale bellico finito non oltrepassi una certa soglia e siano rispettati i criteri di autorizzazione di cui all’articolo 22a LMB. Sono quindi escluse esportazioni dirette verso l’Ucraina o la Russia» si conclude. In effetti lo scorso giugno, avevano chiesto di poter riesportare armi in Ucraina la Germania e la Danimarca, cosa non concessa. Mentre appunto la fornitura di materiale ai produttori europei di armi resta possibile

Assemblaggi

«Il Consiglio federale ha esaminato due richieste di aziende svizzere relative alla fornitura di componenti e assemblaggi di materiale bellico a imprese d’armamento in Germania e Italia. Entrambe comportano il rischio che alcuni componenti possano essere incorporati in armamenti fabbricati all’estero e inviati poi in Ucraina, ma entro i limiti stabiliti.

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