«Nelle zone di confine aumenta la clientela,Nonostante la burocrazia»

L’intervista Roberto Galli, presidente di Confartigianato Imprese di Como analizza gli effetti del franco svizzero sulle aziende. Tra luci e qualche ombra

La moneta forte, come il franco svizzero negli ultimi giorni, ha un rimando sul mondo economico che non è possibile trascurare o ignorare.

Nel territorio a cavallo della dogana, gli artigiani che hanno le proprie attività proprio nelle zone di confine hanno già registrato qualche cambiamento piuttosto significativo. L’impatto non è ancora massiccio, ma comunque evidenziabile e da tenere sotto controllo. Roberto Galli presidente provinciale di Confartigianato Imprese Como lo registra tra le imprese con le quali ha a che fa fare quotidianamente.

Presidente Galli, cosa cambia da una parte e dall’altra del confine con il franco forte?

La Svizzera dà in genere sempre un messaggio di concretezza e sicurezza perché ha una situazione economica e sociale abbastanza stabile rispetto al resto dell’Europa e del mondo, soprattutto in questo periodo particolarmente preoccupante e conflittuale. Detto ciò, il franco viene considerato come un investimento sicuro. Per quanto riguarda le zone italiane, la moneta svizzera forte rispetto all’euro determina un aumento di clientela, che ha convenienza a venire a comprare in Italia dove spende meno di quanto spenderebbe acquistando in Svizzera. Questa è una tendenza che vediamo già in questi giorni.

La politica economico-sociale svizzera fa sì che la confederazione sia geograficamente in Europa, ma mantenga una sua individualità. Con l’incertezza che gira negli Stati attorno alla Svizzera, la confederazione resta di conseguenza ancora un’oasi sicura.

Per le attività italiane aumenta il lavoro?

É un discorso abbastanza complesso e l’aumento di lavoro per le attività italiane vicine al confine non è così immediato, anche se indubbiamente c’è. A livello di imprese artigianali c’è un leggero aumento di richiesta di beni e servizi da parte dei clienti svizzeri. Che poi, però, questo aumento di interesse possa realmente tramutarsi in lavoro e commesse sarà da vedere.

Perché? Cosa frena il passaggio preventivi-lavoro?

Le difficoltà burocratiche che comporta, per un artigiano italiano, andare a prestare la propria opera nella confederazione svizzera. La Svizzera ha regole stringenti che applica a chi vuole andare oltreconfine a lavorare, ci sono procedure e una regolamentazione complesse e non è così semplice andare, come imprenditori, a prestare la propria opera di là.

Stiamo a vedere se l’aumento dell’interesse e della preventivazione, cioè della richiesta di preventivi che viene fatta ora dagli svizzeri grazie al cambio favorevole per loro, si trasformerà in commesse e lavoro; questo, al momento, non è confermato ancora, proprio per le difficoltà che comporta l’andare a lavorare di là.

A suo giudizio, a quanto ammonta l’aumento di preventivi che gli svizzeri chiedono alle aziende artigiane italiane?

Dati precisi non ne abbiamo. I nostri uffici non hanno rilevazioni del genere. A mio parere, ma è solo una valutazione mia personale che poggia le basi su quello che ascolto parlando con i miei colleghi, posso dire che al momento c’è stato un aumento del 10-15%. Una percentuale che azzardo io e che riguarda in particolare alcuni settori.

Quali sono i settori più premiati dal cambio?

Soprattutto quelli legati all’edilizia, al reparto casa. Intendo elettricisti, muratori, idraulici e altri artigiani del settore. Per loro notiamo un leggero calo di preventivi richiesti per il territorio italiano e invece un leggero aumento, appunto tra il 10 e il 15% di preventivazione, per la Svizzera

Per le aziende svizzere è invece facilmente immaginabile che il franco forte non sia proprio un vantaggio…

Noi gestiamo solo aziende comasche e non so come sia la situazione per le aziende svizzere. Sicuramente con un franco così alto di là qualche difficoltà possono averla, visto che in tanti chiedono prodotti e servizi in Italia dove il costo è da sempre più basso.

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