Archiviazione per la morte di Edi Copes
Il gip: «Le tesi alternative? Suggestioni»

Sorico: il ragazzo, di appena 17 anni, era stato trovato senza vita in un fosso nel febbraio 1982. I legali hanno cercato di far riaprire le indagini. Il gip dice no: «Non è chiara la causa del decesso»

Sorico

La famiglia ci aveva creduto, questa volta, di «arrivare alla verità» sulla morte di Edi Copes, 17 anni, trovato senza vita in un fosso tra gli alberi a pochi passi dalla strada del Ponte del Passo nella notte l’8 e il 9 febbraio del 1982, a Sorico.

L’avvocato – presentando una lunga istanza che conteneva anche delle intercettazioni in dialetto tradotte che erano risultate nuove in quanto non utilizzate all’epoca delle indagini – era riuscita a far riaprire il caso in un fascicolo che parlava apertamente di omicidio.

La ricostruzione

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Como, incaricati di lavorare al caso in una difficile attività portata avanti 40 anni dopo i fatti, con anche buona parte dei luoghi nel frattempo cambiati, erano comunque arrivati ad un convincimento, ovvero che la tesi dell’investimento fosse «fantasiosa» in quanto appariva chiaro come la morte di Edi Copes «non potesse ascriversi ad un incidente stradale».

Eppure, nonostante questo abbrivio importante, con però la spada di Damocle delle intercettazioni chieste dalla procura ma che non erano state concesse dal giudice delle indagini preliminari, il fascicolo si è di nuovo fermato non riuscendo a scavare nel passato, fino ad arrivare alla decisione di queste ore del gip di archiviare tutto accogliendo le richieste della procura. Istanza cui l’avvocato della famiglia Copes, Noelle Meroni, si era opposta chiedendo invece un supplemento ulteriore di indagini.

La parola fine è stata posta dal giudice Massimo Mercaldo, che ha sottolineato nelle proprie motivazioni la non certezza della causa di morte di Edi Copes (i pareri in questi 40 anni non sono stati concordi, ma due su tre ritenevano plausibile un pestaggio) che «da sola già basterebbe a chiudere ogni questione» - scrive - perché in assenza di una certezza sulla causa di morte l’indagine partirebbe comunque monca. Poca gratificazione, nelle motivazioni, anche per quelle che erano state le piste alternative che la famiglia aveva sempre indicato, ovvero quelle che portavano ad un pestaggio nato dopo il furto di una Vespa (compiuto da terze persone) per cui il minore dell’Altolago aveva iniziato a subire delle minacce.

Tesi alternative ritenute dal giudice «suggestive», utili «nei programmi televisivi» ma non «per fondare una ragionevole previsione di condanna». Quindi, in conclusione, accoglimento della richiesta di archiviazione e fascicolo di nuovo chiuso.

Il legale che assiste la famiglia Copes, nella propria opposizione alla richiesta di archiviazione, aveva invece puntato il dito proprio (ritenendola determinante) contro la bocciatura della richiesta di concedere le intercettazioni ambientali e telefoniche effettuata proprio dallo stesso gip, che sarebbero invece state necessarie in una indagine dove quaranta anni dopo tutte le persone in qualche modo coinvolte erano state richiamate di fronte ai carabinieri dell’Investigativo di Como.

Il gip aveva invece ritenuto che non potessero essere autorizzate vista la mancanza di sufficienti elementi che potessero far pensare ad una ricostruzione alternativa. La gente dell’alto lago, questa tragedia che negli ultimi mesi era tornata nuovamente di attualità, non l’aveva mai dimenticata. La versione ufficiale di allora, oggi sostanzialmente caduta smontata proprio dai carabinieri che l’hanno definita «fantasiosa», è che Edi fu vittima di un incidente stradale prima colpito da un camion, poi nascosto in mezzo agli alberi. Era uscito quella sera per andare da un meccanico a Sorico e non aveva fatto più ritorno a casa.

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