«Bambini in allenamento a piedi scalzi». E l’Alto Lario deve rispondere ai genitori

Gravedona, una lettera anonima critica la scelta della società: «Non vogliono rovinare l’erba». Amaro il presidente Garavaglia: «Macché scandalo, fa bene al fisico. E non c’è alcun pericolo»

Gravedona

È lecito far allenare i ragazzini di una squadra di calcio a piedi... scalzi? Secondo un gruppo di genitori altolariani di giovanissimi atleti dell’Alto Lario calcio che si firma genericamente come tale in una sorta di denuncia spedita anche a “La Provincia”, la risposta è negativa. Anzi, sarebbe addirittura «una grave mancanza di attenzione alla sicurezza dei minori».

Il campo era stato appena seminato e gli addetti l’hanno vietato per il consueto allenamento; allora l’allenatore ha invitato i bimbi a togliersi le scarpe facendoli entrare sull’erba del rettangolo di gioco a piedi nudi. «Secondo diverse testimonianze pare fossero in funzione anche i robot tagliaerba automatici mentre i nostri figli erano in campo – aggiungono gli anonimi genitori – E’ una circostanza che depone a favore di una grave mancanza di attenzione alla sicurezza, oltre che un ulteriore segnale di scarsa considerazione riservata al settore giovanile. Eppure sono proprio le categorie giovanili le uniche a pagare regolarmente la quota d’iscrizione annuale».

In risposta al documento che ha cominciato a circolare nonostante sia per l’appuntto senza firma, il presidente della società, Fernando Garavaglia, ha inviato una lettera alle famiglie di tutti i tesserati per riportare la vicenda nei suoi contorni originari: «L’anonimato si qualifica già di per sé – premette – Chi grida allo scandalo avrebbe fatto bene ad informarsi, perché la stessa Federazione consiglia l’esercitazione in campo a piedi, sottolineando i benefici che ne derivano, dalla sensibilità del piede nel controllo della palla al rafforzamento muscolare e allo sviluppo dell’equilibrio».

E aggiunge: «Nessuno è stato costretto – aggiunge il presidente – e l’allenamento, breve, è stato accolto e condiviso con entusiasmo dai ragazzini, con i robot tagliaerba, peraltro innocui per le persone, che sono rientrati alla base di ricarica al di fuori del rettangolo di gioco». E’ pur vero che tutte le società di calcio dilettantistiche impongono una quota d’iscrizione di alcune centinaia di euro alle famiglie, esentando invece chi gioca in prima squadra e nella juniores, che teoricamente potrebbe già lavorare e avere una fonte di reddito. L’obiettivo, come sostiene qualcuno, è dunque portare in alto la prima squadra con le altre categorie al servizio di questo fine? «E’ una prassi che seguono tutti – risponde Garavaglia – Per quanto riguarda l’Alto Lario, la quota d’iscrizione è di parecchio inferiore a quella delle altre società e ai nostri ragazzi cerchiamo di dare il meglio, dall’allenatore professionista che segue i nostri tecnici alla possibilità di fermarsi in sede per fare i compiti seguiti da apposito personale. E’ vero che il campo a 11 di Gravedona viene riservato per lo più a prima squadra e juniores, ma le formazioni giovanili hanno sempre a disposizione quello in sintetico a 7 e quello in erba a 11 di Dongo. Per la nostra attività – conclude il presidente – abbiamo ottenuto anche un importante riconoscimento del Centro Coni, unico sul Lago di Como».

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