Banconote false, spunta un complice

Tremezzina Madre e figlia sarebbero state aiutate da una terza persona. Cercavano di smerciarle durante le sagre, sfruttando la confusione

Tremezzina

Chi ha aiutato madre e figlia - 63 e 37 anni - ad architettare attraverso una stampante neppure troppo sofisticata il piano che le ha portate a stampare in serie banconote false da 5, 10, 20, 50 e persino 100 euro?

È questo il quesito cui stanno cercando di dare una risposta i carabinieri di Tremezzina, che giovedì di buon mattino hanno bussato alla porta dell’abitazione di Tremezzo in cui vivono mamma e figlia sequestrando 4.725 euro senza filigrana, ma di fatto pronti ad essere spesi e denunciando entrambe per spendita di monete falsificate in concorso e falsificazione di monete, sempre in concorso.

L’indagine

L’obiettivo è capire se qualcuno ha indirizzato le due donne verso la realizzazione e la stampa di soldi falsi, con il risultato finale comunque pregevole al netto della carta, che al tatto (ce lo ha confermato ieri una persona incappata purtroppo in questo spiacevole episodio) risultava comunque ben diversa da quella delle banconote “normali”. Senza contare l’assenza della filigrana.

La convinzione è che mamma e figlia potrebbero aver ricevuto il supporto almeno nella fase iniziale di una terza persona. Ne daranno conto al magistrato inquirente. Le indagini sono coordinate dal pm Simona De Salvo. Al momento è stato assegnato loro un avvocato d’ufficio.

Leggi anche

L’argomento già da giovedì ha tenuto banco in Tremezzina (e non solo), anche se nessuno ha rilasciato dichiarazioni a microfoni aperti. Tre, come anticipato ieri, le denunce sin qui formalizzate ai carabinieri di Tremezzina.

E sicuramente si deve all’arguzia di una delle persone che ha ricevuto due di queste banconote - notando oltre alla carta anche un altro aspetto di rilievo ovvero il numero di serie uguale in tutto e per tutto stampato su due diverse banconote (del valore di 20 euro).

Le segnalazioni

Da qui la (seconda) denuncia ai militari dell’Arma di Tremezzina. C’è poi un altro aspetto che già ieri il nostro giornale ha evidenziato e che i carabinieri di Tremezzina, sotto l’egida della Compagnia di Menaggio, intendono approfondire. E cioè che mamma e figlia - quest’ultima peraltro sarebbe stata la prima ad ammettere gli addebiti davanti ai carabinieri - avevano studiato nel dettaglio come smerciare i soldi falsi, anzitutto utilizzando il canale privilegiato delle feste di paese, solitamente affollate e dunque con meno possibilità di controlli alle casse.

Anche perché la quasi totalità degli esercizi commerciali è dotata di rilevatori di banconote false. In questo contesto e cioè per quel che concerne le feste di paese, le due donne ne conoscevano date e programma con il giusto anticipo. Un dettaglio che fa capire quanto questa azione fosse stata premeditata e studiata in ogni suo dettaglio.

Le indagini sono in pieno corso. Anzitutto dopo che la notizia del sequestro di banconote e delle attrezzature del caso (inclusi tre telefoni cellulari, due dei quali perfettamente funzionanti) è trapelata, bisognerà capire quanti soldi falsi ci sono ancora in circolazione e di quale taglio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA